Fasce deboli, lavoratori precari, giovani e famiglie a basso reddito: sono le categorie che, nell'analisi del governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, risentiranno di più della caduta della domanda. Per uscire in tempi rapidi dalla crisi occorre ridare fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, adottare azioni forti di sostegno all'economia e consolidare il sistema finanziario. Botta e risposta con il governo. Draghi: «Tutti gli indicatori prefigurano un netto deterioramento». Tremonti: «Fatto tutto il possibile».
La disoccupazione aumenterà. L’allarme arriva dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, intervenuto sabato a Milano al quindicesimo congresso del Forex. Parlando a una platea di banchieri e operatori finanziari, Draghi ha avvertito che «le ripercussioni sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate» e che «gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigurano un netto deterioramento». A risentire di più della caduta della domanda saranno «le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito». La categoria maggiormente a rischio è quella dei quasi tre milioni di lavoratori a termine, interinali e a progetto che vedono il loro contratto in scadenza.
Il futuro dunque non è roseo. Per questo il governatore della Banca d’Italia detta la strategia da seguire nei prossimi mesi. L’uscita dalla recessione potrà verificarsi in tempi brevi soltanto se gli interventi saranno «globali, di ampia portata, il più possibile coordinati» e se il governo saprà sfruttare la crisi per adottare riforme strutturali, capaci di far crescere l’Italia di più e meglio. «L’uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario». Il messaggio di Draghi è chiaro: no al pessimismo di chi vede soltanto nubi nere all’orizzonte e al contempo un invito a fare di più in materia di interventi pubblici e di politiche economiche, soprattutto per le fasce deboli le cui capacità di consumo vanno sostenute.
La frecciata diretta al governo ha innescato subito la replica del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che si difende: «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore». Dal canto suo, Draghi riconosce al governo di avere esteso ai lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali ma chiede che la riforma tuteli tutti i lavoratori dal rischio della disoccupazione, facendoli rientrare nel ciclo produttivo. Il numero uno della Banca d’Italia ha inoltre approvato il ricorso ai Tremonti bond in un’ottica di nuove forme di ricapitalizzazione, di rafforzamento delle banche italiane e di pulizia dei bilanci bancari dai titoli tossici. «Se i fondi messi a disposizione dallo Stato – ha spiegato Draghi – sono di dimensione adeguata, se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali, non si esiti a utilizzarli».
Nel sottolineare l’esigenza di una forte azione per sostenere l’economia, il governatore di Bankitalia ha parlato anche di misure protezionistiche, i cui effetti sono a lungo andare negativi. Pur riconoscendo che il ricorso a queste politiche è naturale in tempi di crisi e che nell’immediato può offrire qualche beneficio, il protezionismo ha una natura «certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo» e un suo impiego esagerato «potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali».
La disoccupazione aumenterà. L’allarme arriva dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, intervenuto sabato a Milano al quindicesimo congresso del Forex. Parlando a una platea di banchieri e operatori finanziari, Draghi ha avvertito che «le ripercussioni sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate» e che «gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigurano un netto deterioramento». A risentire di più della caduta della domanda saranno «le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito». La categoria maggiormente a rischio è quella dei quasi tre milioni di lavoratori a termine, interinali e a progetto che vedono il loro contratto in scadenza.
Il futuro dunque non è roseo. Per questo il governatore della Banca d’Italia detta la strategia da seguire nei prossimi mesi. L’uscita dalla recessione potrà verificarsi in tempi brevi soltanto se gli interventi saranno «globali, di ampia portata, il più possibile coordinati» e se il governo saprà sfruttare la crisi per adottare riforme strutturali, capaci di far crescere l’Italia di più e meglio. «L’uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario». Il messaggio di Draghi è chiaro: no al pessimismo di chi vede soltanto nubi nere all’orizzonte e al contempo un invito a fare di più in materia di interventi pubblici e di politiche economiche, soprattutto per le fasce deboli le cui capacità di consumo vanno sostenute.
La frecciata diretta al governo ha innescato subito la replica del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che si difende: «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore». Dal canto suo, Draghi riconosce al governo di avere esteso ai lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali ma chiede che la riforma tuteli tutti i lavoratori dal rischio della disoccupazione, facendoli rientrare nel ciclo produttivo. Il numero uno della Banca d’Italia ha inoltre approvato il ricorso ai Tremonti bond in un’ottica di nuove forme di ricapitalizzazione, di rafforzamento delle banche italiane e di pulizia dei bilanci bancari dai titoli tossici. «Se i fondi messi a disposizione dallo Stato – ha spiegato Draghi – sono di dimensione adeguata, se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali, non si esiti a utilizzarli».
Nel sottolineare l’esigenza di una forte azione per sostenere l’economia, il governatore di Bankitalia ha parlato anche di misure protezionistiche, i cui effetti sono a lungo andare negativi. Pur riconoscendo che il ricorso a queste politiche è naturale in tempi di crisi e che nell’immediato può offrire qualche beneficio, il protezionismo ha una natura «certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo» e un suo impiego esagerato «potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali».
Fonte:Ami
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