martedì 13 gennaio 2009

Offese a Beppe Alfano durante la sua commemorazione


"A sedici anni di distanza dalla morte di mio padre, a Barcellona Pozzo di Gotto, siamo stati spettatori dell'ennesima beffa perpretata alla sua memoria".


Lo ha affermato Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe ucciso dalla mafia l'8 gennaio del 1993, e presidente dell' Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia che in una nota esprime tutta la sua amarezza per gli avvenimenti di ieri, sedicesimo anniversario della morte di Alfano.

"Durante la commemorazione, affolata, oltre che da tanti cittadini per bene, anche dai soliti "amici" di boss e magistrati corrotti presenti per poter riportare le notizie ai loro padroni, un volgare personaggio ha apostrofato mio padre con epiteti poco garbati. Tutto questo accadeva sotto gli occhi indifferenti di forze dell'ordine. Le stesse forze dell'ordine che pochi giorni fa, ad Agrigento, hanno aggredito e sequestrato un ragazzo la cui unica colpa è stata quella di ricordare al Sindaco di Salemi i reati commessi. Il messaggio che sembra passare in questi giorni è che è possibile offendere un giornalista ucciso dalla mafia per aver difeso i valori di questo Stato ma non è altrettanto possibile ricordare ad un pregiudicato i suoi reati poichè, a quanto pare, un truffatore dello Stato merita più rispetto di un giornalista morto in nome della nostra libertà.

E' con amarezza che mi domando come sia possibile che si continui a tacere sulla situazione di una cittadina nella quale lo strapotere mafioso è tangibile e palesemente imperante. Chi mai avrebbe osato, in qualsiasi altra città della Sicilia e dell' Italia, apostrofare una delle penne siciliane uccise dalla mafia nel modo in cui è stato apostrofato ieri mio padre?

In quale città è mai accaduto che durante una commemorazione pubblica una vittima di mafia fosse offesa senza che le forze dell'ordine intervenissero? Ed a quale vittima di mafia è mai stato dato, pubblicamente e durante la sua commemorazione, un simile appellativo senza che questo abbia provocato la reazione sdegnata di tutti?

A Barcellona Pozzo di Gotto questo accade e nessuno sembra preoccuparsene più di tanto.

Così come accade che dei presidi si rifiutino di dare l'autorizzazione a dei ragazzi per partecipare alla manifestazione antimafia di ieri in memoria di mio padre.Nonostante nessuno sembra volersi occupare di una città in mano alle cosche mafiose e "controllata" da alcuni magistrati che con gli esponenti di quelle cosche cenano ed intrattengono rapporti di cordiale amicizia, io denuncerò tutto questo alle autorità competenti e continuerò a farlo finchè a Barcellona Pozzo di Gotto anche l'ultimo magistrato corrotto sarà spazzato via. Soltanto in questo modo la memoria di mio padre potrà riavere dignità e gli epiteti che ieri, esattamente come nei giorni successivi alla sua morte, siamo stati costretti ad ascoltare non saranno più pronunciati da alcuno sgherro".

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"A sedici anni di distanza dalla morte di mio padre, a Barcellona Pozzo di Gotto, siamo stati spettatori dell'ennesima beffa perpretata alla sua memoria".


Lo ha affermato Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe ucciso dalla mafia l'8 gennaio del 1993, e presidente dell' Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia che in una nota esprime tutta la sua amarezza per gli avvenimenti di ieri, sedicesimo anniversario della morte di Alfano.

"Durante la commemorazione, affolata, oltre che da tanti cittadini per bene, anche dai soliti "amici" di boss e magistrati corrotti presenti per poter riportare le notizie ai loro padroni, un volgare personaggio ha apostrofato mio padre con epiteti poco garbati. Tutto questo accadeva sotto gli occhi indifferenti di forze dell'ordine. Le stesse forze dell'ordine che pochi giorni fa, ad Agrigento, hanno aggredito e sequestrato un ragazzo la cui unica colpa è stata quella di ricordare al Sindaco di Salemi i reati commessi. Il messaggio che sembra passare in questi giorni è che è possibile offendere un giornalista ucciso dalla mafia per aver difeso i valori di questo Stato ma non è altrettanto possibile ricordare ad un pregiudicato i suoi reati poichè, a quanto pare, un truffatore dello Stato merita più rispetto di un giornalista morto in nome della nostra libertà.

E' con amarezza che mi domando come sia possibile che si continui a tacere sulla situazione di una cittadina nella quale lo strapotere mafioso è tangibile e palesemente imperante. Chi mai avrebbe osato, in qualsiasi altra città della Sicilia e dell' Italia, apostrofare una delle penne siciliane uccise dalla mafia nel modo in cui è stato apostrofato ieri mio padre?

In quale città è mai accaduto che durante una commemorazione pubblica una vittima di mafia fosse offesa senza che le forze dell'ordine intervenissero? Ed a quale vittima di mafia è mai stato dato, pubblicamente e durante la sua commemorazione, un simile appellativo senza che questo abbia provocato la reazione sdegnata di tutti?

A Barcellona Pozzo di Gotto questo accade e nessuno sembra preoccuparsene più di tanto.

Così come accade che dei presidi si rifiutino di dare l'autorizzazione a dei ragazzi per partecipare alla manifestazione antimafia di ieri in memoria di mio padre.Nonostante nessuno sembra volersi occupare di una città in mano alle cosche mafiose e "controllata" da alcuni magistrati che con gli esponenti di quelle cosche cenano ed intrattengono rapporti di cordiale amicizia, io denuncerò tutto questo alle autorità competenti e continuerò a farlo finchè a Barcellona Pozzo di Gotto anche l'ultimo magistrato corrotto sarà spazzato via. Soltanto in questo modo la memoria di mio padre potrà riavere dignità e gli epiteti che ieri, esattamente come nei giorni successivi alla sua morte, siamo stati costretti ad ascoltare non saranno più pronunciati da alcuno sgherro".

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