Di Andrea Bitetto
Il Consiglio di Stato, sesta sezione, si è finalmente pronunciato sulla richiesta di risarcimento avanzata da Europa 7 nei confronti dello Stato, ottenendo un risarcimento di 1 milione di euro che, stante la natura dei debitore, graverà pro quota su ciascun contribuente (sommandosi agli altri debiti da noi contratti per il salvataggio dell’italianità di Alitalia).
Nel disinteresse dell’opinione pubblica, la vicenda per il vero durava da circa dieci anni: Europa 7 nel 1999 aveva vinto la gara per una concessione nazionale, ma non aveva mai avuto le frequenze per trasmettere: di qui una lunga battaglia giudiziaria che ha coinvolto anche la Corte di giustizia europea. Di recente il ministero dello Sviluppo economico ha assegnato all’emittente una frequenza liberatasi grazie alla ricanalizzazione dello spettro chiesta dall’Unione Europea. Restava in piedi la richiesta di risarcimento danni da parte di Europa 7: fino a 3,5 miliardi senza assegnazione di frequenze, fino a 2,160 miliardi con le frequenze.
Nei progetti di Francesco Di Stefano c’ era l’ idea di fare una televisione tutta nuova con «molta informazione, indipendente dalla politica e dai grandi interessi, con programmi intelligenti, molta satira e buoni film».
Nel luglio 1999 partecipò alla gara pubblica per l’ assegnazione delle frequenze televisive nazionali e risultò vincitore di una concessione per Europa 7 (settima in classifica). Allo stesso tempo Rete 4, che già trasmetteva a livello nazionale, perse la concessione. Nonostante avesse vinto Europa 7 il Governo D’Alema non le assegnò le frequenze per iniziare a trasmettere per la mancata applicazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze.
Da allora Rete 4 continua a trasmettere senza concessione.
L’Italia è un paese profondamente malato, e lo si sapeva da tempo. Ma è anche un paese condannato da una politica bugiarda e mistificatrice: delle regole di una moderna democrazia, prima tra queste la libertà di informazione e il pluralismo delle opinioni, non si interessa nessuno davvero. Non questa pseudodestra liberista a chiacchere e profondamente inquinata anche dall’interesse proprio in atti d’ufficio. Non questa pseudosinistra ipotecata dai post(?)comunisti incapace di sintonizzarsi, per deficit culturale, sulle frequenze di una moderna democrazia liberale.
Così, agendo bipartisan e non demonizzando nessuno (sull’assunto – falso - che i contendenti politici sono in linea con gli standard occidentali ), si procede a spron battuto nel mettere assieme i vizi degli uni coi difetti dell’altro. Nasce così un nuovo modello economico: il liberismo di stato, dove il rischio e la concorrenza sono devitalizzati e pantalone continua ad accollarsi i costi delle intraprese economiche altrui.
Cercasi disperatamente una politica sinceramente ed autenticametne liberale e corentemente liberista.
Il Consiglio di Stato, sesta sezione, si è finalmente pronunciato sulla richiesta di risarcimento avanzata da Europa 7 nei confronti dello Stato, ottenendo un risarcimento di 1 milione di euro che, stante la natura dei debitore, graverà pro quota su ciascun contribuente (sommandosi agli altri debiti da noi contratti per il salvataggio dell’italianità di Alitalia).
Nel disinteresse dell’opinione pubblica, la vicenda per il vero durava da circa dieci anni: Europa 7 nel 1999 aveva vinto la gara per una concessione nazionale, ma non aveva mai avuto le frequenze per trasmettere: di qui una lunga battaglia giudiziaria che ha coinvolto anche la Corte di giustizia europea. Di recente il ministero dello Sviluppo economico ha assegnato all’emittente una frequenza liberatasi grazie alla ricanalizzazione dello spettro chiesta dall’Unione Europea. Restava in piedi la richiesta di risarcimento danni da parte di Europa 7: fino a 3,5 miliardi senza assegnazione di frequenze, fino a 2,160 miliardi con le frequenze.
Nei progetti di Francesco Di Stefano c’ era l’ idea di fare una televisione tutta nuova con «molta informazione, indipendente dalla politica e dai grandi interessi, con programmi intelligenti, molta satira e buoni film».
Nel luglio 1999 partecipò alla gara pubblica per l’ assegnazione delle frequenze televisive nazionali e risultò vincitore di una concessione per Europa 7 (settima in classifica). Allo stesso tempo Rete 4, che già trasmetteva a livello nazionale, perse la concessione. Nonostante avesse vinto Europa 7 il Governo D’Alema non le assegnò le frequenze per iniziare a trasmettere per la mancata applicazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze.
Da allora Rete 4 continua a trasmettere senza concessione.
L’Italia è un paese profondamente malato, e lo si sapeva da tempo. Ma è anche un paese condannato da una politica bugiarda e mistificatrice: delle regole di una moderna democrazia, prima tra queste la libertà di informazione e il pluralismo delle opinioni, non si interessa nessuno davvero. Non questa pseudodestra liberista a chiacchere e profondamente inquinata anche dall’interesse proprio in atti d’ufficio. Non questa pseudosinistra ipotecata dai post(?)comunisti incapace di sintonizzarsi, per deficit culturale, sulle frequenze di una moderna democrazia liberale.
Così, agendo bipartisan e non demonizzando nessuno (sull’assunto – falso - che i contendenti politici sono in linea con gli standard occidentali ), si procede a spron battuto nel mettere assieme i vizi degli uni coi difetti dell’altro. Nasce così un nuovo modello economico: il liberismo di stato, dove il rischio e la concorrenza sono devitalizzati e pantalone continua ad accollarsi i costi delle intraprese economiche altrui.
Cercasi disperatamente una politica sinceramente ed autenticametne liberale e corentemente liberista.
Fonte:Spazio Lib-Lab
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