giovedì 29 gennaio 2009

Di Pietro/Napolitano. Accuse e falsità sulla manifestazione di piazza Farnese


Di Elia Banelli

Titola il Corriere.it: "Di Pietro attacca Napolitano. E’ bufera. Il Colle: offensivo".
Repubblica.it: "Di Pietro attacca Napolitano. Colle: espressioni offensive".
L’Unità: "Di Pietro insulta Napolitano. Il silenzio è da mafiosi".
Il Giornale.it: "Giustizia, Di Pietro attacca Napolitano. Il Colle: frasi pretestuose e offensive". Giusto per agganciare la polemica alle nuove riforme condivise.
Il sistema unico dei media procede all’unisono, destra e sinistra compresi.
Bene, andiamo a rileggere il testo delle parole di Antonio Di Pietro dal palco di piazza Farnese e vediamo dove si concentra il "virulente" attacco al Quirinale.

"Signor Presidente, ancora una volta ci stanno facendo lo scherzo di Piazza Navona. Io penso che in una civile piazza dei cittadini italiani abbiano il diritto manifestare. Si può non essere d’accordo su quel che abbiamo fatto e stiamo facendo... Ma è un nostro diritto, garantito dalla Costituzione, poter dire che ciò che fanno determinate persone non ci convince?
E possiamo permetterci, signor Presidente della Repubblica, di accogliere in questa piazza anche qualcuno di noi che non è d’accordo su alcuni suoi silenzi? (applausi e fischi) Possiamo permetterci o no? O siamo degli eversivi?
Siamo dei cittadini normali che ci permettiamo di dire a lei, signor Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere l’arbitro, che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi, lo possiamo dire o no? Noi la rispettiamo, noi abbiamo un senso delle istituzioni, noi vogliamo essere tranquilli".


Dopo, riferendosi allo striscione fatto levare: "Perchè non c’è possibilità di manifestare, senza bastoni, senza nulla?
Stiamo semplicemente dicendo che non siamo d’accordo sul fatto che si lasci passare il lodo Alfano, non siamo d’accordo sul fatto che si criminalizzano le persone che fanno il loro dovere, non siamo d’accordo sull’oblio che le istituzioni hanno sui familiari delle vittime (...)
Lo possiamo dire o no? Rispettosamente.
Ma il rispetto è una cosa, il silenzio un altro.
Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso".

L’ultima frase, che è stata fatta agganciare al silenzio di Napolitano (per esempio Il Giornale, tento per citarne uno), sembrerebbe avvallare la tesi che Di Pietro avesse addirittura dato del mafioso al Presidente della Repubblica.

In realtà la parola "silenzio" è riferita alla piazza e ai cittadini. Il concetto è semplice: rispettiamo le istituzioni ma non possiamo restare zitti perchè saremmo complici.
Guardando il video traspare chiaramente qual’è il senso del discorso.

Dopo aver letto queste parole, dov’è l’attacco che i media hanno raccontato subito dopo? Perchè hanno oscurato i motivi della protesta, ovvero l’ingiustizia patita dai magistrati di Salerno per aver semplicemente svolto in modo corretto, rispettando le regole, il loro lavoro?

E’ possibile che non esista un organo di stampa che racconti con lucidità e deontologia professionale una semplice manifestazione, senza trovare il pretesto per la solita campagna di screditamento, occultamento e stravolgimento della realtà?

Fonte:Agoravox

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Di Elia Banelli

Titola il Corriere.it: "Di Pietro attacca Napolitano. E’ bufera. Il Colle: offensivo".
Repubblica.it: "Di Pietro attacca Napolitano. Colle: espressioni offensive".
L’Unità: "Di Pietro insulta Napolitano. Il silenzio è da mafiosi".
Il Giornale.it: "Giustizia, Di Pietro attacca Napolitano. Il Colle: frasi pretestuose e offensive". Giusto per agganciare la polemica alle nuove riforme condivise.
Il sistema unico dei media procede all’unisono, destra e sinistra compresi.
Bene, andiamo a rileggere il testo delle parole di Antonio Di Pietro dal palco di piazza Farnese e vediamo dove si concentra il "virulente" attacco al Quirinale.

"Signor Presidente, ancora una volta ci stanno facendo lo scherzo di Piazza Navona. Io penso che in una civile piazza dei cittadini italiani abbiano il diritto manifestare. Si può non essere d’accordo su quel che abbiamo fatto e stiamo facendo... Ma è un nostro diritto, garantito dalla Costituzione, poter dire che ciò che fanno determinate persone non ci convince?
E possiamo permetterci, signor Presidente della Repubblica, di accogliere in questa piazza anche qualcuno di noi che non è d’accordo su alcuni suoi silenzi? (applausi e fischi) Possiamo permetterci o no? O siamo degli eversivi?
Siamo dei cittadini normali che ci permettiamo di dire a lei, signor Presidente della Repubblica, che dovrebbe essere l’arbitro, che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi, lo possiamo dire o no? Noi la rispettiamo, noi abbiamo un senso delle istituzioni, noi vogliamo essere tranquilli".


Dopo, riferendosi allo striscione fatto levare: "Perchè non c’è possibilità di manifestare, senza bastoni, senza nulla?
Stiamo semplicemente dicendo che non siamo d’accordo sul fatto che si lasci passare il lodo Alfano, non siamo d’accordo sul fatto che si criminalizzano le persone che fanno il loro dovere, non siamo d’accordo sull’oblio che le istituzioni hanno sui familiari delle vittime (...)
Lo possiamo dire o no? Rispettosamente.
Ma il rispetto è una cosa, il silenzio un altro.
Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso".

L’ultima frase, che è stata fatta agganciare al silenzio di Napolitano (per esempio Il Giornale, tento per citarne uno), sembrerebbe avvallare la tesi che Di Pietro avesse addirittura dato del mafioso al Presidente della Repubblica.

In realtà la parola "silenzio" è riferita alla piazza e ai cittadini. Il concetto è semplice: rispettiamo le istituzioni ma non possiamo restare zitti perchè saremmo complici.
Guardando il video traspare chiaramente qual’è il senso del discorso.

Dopo aver letto queste parole, dov’è l’attacco che i media hanno raccontato subito dopo? Perchè hanno oscurato i motivi della protesta, ovvero l’ingiustizia patita dai magistrati di Salerno per aver semplicemente svolto in modo corretto, rispettando le regole, il loro lavoro?

E’ possibile che non esista un organo di stampa che racconti con lucidità e deontologia professionale una semplice manifestazione, senza trovare il pretesto per la solita campagna di screditamento, occultamento e stravolgimento della realtà?

Fonte:Agoravox

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