STORIA
La cessione di Nizza e Savoia alla Francia
La Contea di Nizza era quel territorio - di parlata italiana - che comprendeva quasi tutto il bacino del fiume Varo e parte della vallata del Roia e del Bevera. Il capoluogo era Nizza, denominata “Nizza Marittima” per distinguerla da Nizza Monferrato in Piemonte. La Contea appartenne al Regno di Sardegna fino al 1860, in seguito fu ceduta dal Cavour alla Francia; l’intensa opera di francesizzazione ha avuto effetto soprattutto nella città di Nizza Marittima, ma anche il restante territorio non ne è rimasto immune. Fu favorita una progressiva diffusione della lingua francese a danno di quella italiana: ad esempio vennero chiuse tutte le pubblicazioni dei giornali italiani (come “La voce di Nizza”); furono cambiati persino molti cognomi degli autoctoni (”Bianchi” => “Leblanc”; “Del Ponte” => “Dupont” ecc.). L’italianità di Nizza è andata scomparendo a mano a mano: negli anni trenta solo il centro storico era a maggioranza italiana, ora la città è totalmente a parlata francese. L’italiano è comunque la seconda lingua della città e il dialetto nizzardo è sostanzialmente di tipo ligure. Cultura autoctona è rimasta maggiormente nei paesi dell’interno oltre che a Mentone e nello stato di Monaco: la flessione dialettale - oltre che gli usi e le tradizioni - è di carattere ligure. Interessante inoltre è vedere che una buona fetta di cognomi dei residenti in tale regione è italiano: non ci si sorprenda quindi se troviamo “Giorgi” e “Delrivo” a Poggetto Tenieri, “Baldacci” e “Paolini” a Guglielmi, “Rosso”, “Andreoli” e “Ceccarini” alla Turbia ecc. Limite occidentale della Contea di Nizza al di là del quale si entra nella francesissima Provenza era - come già affermato - il fiume Varo, fin dall’antichità designato come limite occidentale della regione italiana
Nel 1947, in seguito al Trattato di Parigi, furono ceduti alla Francia il comune di Tenda e parte dei comuni di Briga Marittima, Valdieri e Olivetta San Michele; anche queste zone furono immantinente soggette a francesizzazione. Una certa fetta della popolazione, per aver scelto di non diventare di cittadinanza francese, prese la via dell’esodo. Altri territori, di estensione limitata ma di grande importanza strategica, furono annessi alla Francia: il passo del Monginevro, la Valle Stretta del monte Tabor (ad ovest di Bardonecchia), il passo del Moncenisio ed una parte del territorio del Piccolo San Bernardo col celebre ospizio. In tale zona, va precisato che la cima del Monte Bianco, contrariamente a quanto taluni sostengono, non appartiene alla Francia ma su di essa corre la linea del confine politico attuale.
La val Roia
Il Roia è quel fiumiciattolo che parte dal Col di Tenda e sfocia, dopo aver attraversato gole e colline in un percorso tormentato e suggestivo, in prossimità di Ventimiglia. La sua vallata, famosa per le sue bellezze naturali, ha subìto negli ultimi 140 anni, cioè da quando la Contea di Nizza passò alla Francia, i destini del confine occidentale dell’Italia. Infatti con la cessione della Contea, il fiume Roia nasceva in Italia, per passare il confine di stato due volte, lasciando alla Francia i paesi di Breglio e Saorgio e all’Italia Tenda, Briga Marittima e ai vecchi “territori di caccia” dei Savoia (cioè i territori di testata dei fiumi Tinea e Vesubia). Tale linea confinale è stata “ritoccata” nel 1947 quando sono stati sottratti all’Italia i paesi di Tenda e Briga Marittima. La parte francese della val Roia, nonostante l’opera di francesizzazione fatta dal 1860 e dal 1947, mantiene nei dialetti dei suoi paesi le caratteristiche della parlata ligure. Do un elenco dei vari paesi con breve descrizione.
Airole è forse il paese più importante della valle con i suoi circa 500 abitanti. Il borgo, sito a 149 metri sul livello del mare, è arroccato su un colle che sovrasta il fiume Roia e si sviluppa, nella parte più antica, a “gironi” concentrici che salgono fino ai pochi resti del castello.
Olivetta San Michele è capoluogo di un gruppo di borgate, che comprendevano anche Piene e Libri, passate nel 1947 alla Francia. Il castello della Penna fu motivo di varie contese a causa della posizione strategica che permetteva di ben controllare i traffici lungo la “strada del sale” della Val Roia.
Sospello è un tipico paese dell’alta valle che permette sino dal XVI secolo il passaggio dalla Val Bevera alla Val Roia.
Breglio è un tranquillo paese che sorge sulle rive di un lago formato dal fiume Roia. Nel 1947 sono state annesse al comune di Breglio le frazioni italiane di Piena e Libri.
Saorgio è un delizioso borgo, caratteristico per i suoi portici ed i suoi stretti vicoli.
Fontane si trova proprio nel cuore della val Roia, il villaggio si distende lungo il fiume fra le sue gole rocciose.
Berghe è un’antica cittadina del XIV secolo dalle facciate dipinte e dai preziosi architravi e si trova in una valle parallela, la valle della Levenza. E’ passata alla Francia nel 1947.
Nostra Signora del Fontan è situata a strapiombo sopra un torrente, circondata da boschi è collegata con Briga Marittima e Triora da un’antica mulattiera.
Briga Marittima è situata su un piccolo pianoro tagliato dal torrente Livenza, affluente della Roia. Il paese, il cui nome avrebbe un’origine celtica, ha conservato molte interessanti testimonianze del passato. Caratteristico è l’idioma del paese e della cosiddetta “terra brigasca”, comprendente il vecchio comune di Briga Marittima e i paesi di Verdeggia (comune di Triora) e Viozzene (comune di Ormea). Parte del vecchio comune di Briga Marittima è rimasto all’Italia, con le frazioni di Piaggia, Carnino e Upega, che costituiscono l’odierno comune di Briga Alta (prov. Di Cuneo) e Realdo che è stato attribuito a Triora (IM). Il paese con altre sue frazioni nel 1947 è invece passato dalla provincia di Cuneo alla Francia.
Tenda è il più vasto comune del dipartimento. Il borgo arroccato dai tetti di pietra è circondato da tipiche colture a terrazza. Dal vicino paese di San Dalmazzo di Tenda si accede alla valle delle Meraviglie, un parco di grandissimo interesse ambientale e storico, sono presenti nel parco più di trentamila incisioni rupestri dell’età del bronzo.
Granile è una frazione di Tenda con una decina di abitanti, molto tipiche le case addossate, i balconi in legno e i tetti di pietra.
Nel 1987 le Edizioni Team 80 (via Boccaccio 19, 20123 Milano) pubblicano il libro di Marcolini “Val Roia mutilata” in cui si descriveva la vicenda politica di Nilla Gismondi, la fondatrice del “Comitato per l’italianità della val Roia”, che si oppose ad un comitato per l’annessione alla Francia, finanziato dai suoi servizi segreti e guidato da brigaschi naturalizzati francesi da ormai lungo tempo. Dopo l’annessione, il Comitato della Gismondi si adoperò per scorrere tutti quei profughi che, per non diventare cittadini francesi, giunsero in Italia dalla Val Roia. Nel 1989 Gianluigi Ugo pubblicò, per le edizioni Xenia di Milano la ricerca “Il confine italo-francese” studio abbastanza completo e approfondito sull’ argomento, mentre nel 1995 Giulio Vignoli dedicava a Briga e Tenda un capitolo del suo “I territori italofoni non appartenenti alla Repubblica italiana”, uscito da Giuffrè.
Per dimostrare quanto Briga e Tenda fossero di sentimenti francesi, si ricorda che il 2 giugno 1946 in occasione del referendum istituzionale la maggioranza dei brigaschi votò per la monarchia e a Tenda la repubblica superò la monarchia per soli 66 voti. Ottennero la maggioranza dei voti nelle elezioni per l’Assemblea Costituente i partiti contrari all’ annessione (DC, Destre e PRI). L’unico partito “italiano” favorevole alla cessione era quello socialista, ed i servizi segreti francesi fecero una forte propaganda affinchè la gente lo votasse. Paradossalmente, invece, fu molto critico nei confronti dell’annessione il capo carismatico dei socialisti francesi, Lèon Blum, secondo il quale l’amicizia tra Francia e Italia valeva assai più del possesso di Briga e Tenda. Tale atteggiamento di Blum, oltre che dei suoi interventi scritti ed oratori dell’epoca, è stato confermato anche dalla pubblicazione dei diari di Pietro Nenni.
Negli anni immediatamente successivi all’ annessione, la Francia operò una specie di pulizia etnica senza spargimenti di sangue, eliminando lapidi, tombali e non, in italiano, mutando la toponomastica locale fin quasi all’ultimo casolare e sostituendo la scritta sotto il monumento al brigasco colonnello Giovanni Pastorelli, morto nella battaglia di Ain Zara (Libia) nel 1911, diventato Jean Pastorelli, caduto su un non meglio precisato “champ d’honneur”.
Fonte:PdSUD Gaeta
1 commento:
meno male che il brigasco colonnello Giovanni Pastorelli non è diventato Jean Pasteur, da non confondersi con lo scienziato
allora Cavour come dovevamo chiamarlo ?
Camillo Benso conte del Cavolo
ahahahah
salve
dDuck
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