lunedì 29 dicembre 2008
Sand Creek, Gaeta, Pontelandolfo.
“WASHINGTON-Spunterà un fiore di pietra, dal campo concimato con il sangue degli Cheyenne. Sono stati necessari 136 anni perché il Congresso dell’uomo bianco ascoltasse la voce di Antilope Bianca, Donna Sacra, Pentola Nera e degli altri 163 Cheyenne e Aràpaho massacrati sulle rive di un torrente chiamato Sand Creek, il torrente della sabbia, per aprire il sentiero dei monti ai cercatori d’oro in Colorado…il Senato americano ha approvato all’unanimità che una stele di marmo sia costruita sulle rive del torrente e un piccolo parco memoriale.
Non fu certo l’unica, né la più atroce, la strage del torrente di sabbia e il paesaggio del lontano West è punteggiato ormai di obelischi seminati dalla cattiva coscienza dei conquistatori sui sentieri della loro crudeltà, a Woundd knee, nella riserva Sioux, lungo il “ cammino delle lacrime”sparse dai deportati Cherokee verso l’Oklahoma nelle paludi della Florida dove viveva la sola nazione indiana che mai fu sconfitta né firmò trattati di resa con i bianchi, i Seminole…”
Vittorio Zucconi, corrispondente di “ La Repubblica”, il 25 settembre del 2000, scrive questo bellissimo articolo e ricorda agli italiani le stragi perpetrate dai bianchi contro i pellerossa. Gli americani sono un popolo orgoglioso della propria storia, della propria indipendenza.E’ vero, hanno commesso dei crimini efferati nei confronti degli indiani, ma hanno avuto il coraggio di chiedere scusa per quegli orrori.
Vorremmo sapere quando i nostri politici innalzeranno una stele a Carmine Crocco, quando innalzeranno monumenti a Domenico Palma, a Ninco Nanco, a Frà Diavolo, alla De Cesare e alle migliaia di patrioti morti per la loro patria.
Vorremmo sapere quando i nostri presidenti della Rapubblica chiederanno scusa a Gaeta, a Pontelandolfo, a Casalduni, ad Ariano Irpino, a Montefalcione, ad Auletta, a Scurcola, a Bronte, a Sant’Eramo in Colle, e alle cento città del Sud martirizzate, incendiate, massacrate da quei Savoia fatti passare dalla storiografia di regime, come i padri della patria, come gli artefici, come gli architetti dell’unità della nazione, come i redentori, i liberatori.
Signor Presidente Napolitano, Lei è nato a Napoli, un tempo terza città d’Europa, quei signori del Nord infame, monarchici e massoni, non hanno fatto l’unità d’Italia, quei barbari hanno distrutto e massacrato il Sud, il nostro Sud, hanno massacrato un milione di meridionali in dodici anni di guerra civile.
I protagonisti di quella epopea non furono quegli assassini dei fratelli d’Italia ma i contadini e le popolazioni del Sud.
La borghesia italiana, famelica ed assassina, diresse una tragica guerra di conquista e di sopraffazione contro la Chiesa e contro i contadini spogliandoli di identità. La massoneria è stata l’artefice e la responsabile di quella rivoluzione; essa ha diretto e pianificato tutte le stragi e gli eccidi compiuti in Italia.
I borghesi italiani, inoltre, senza vergogna e senza onore si sono arricchiti a sproposito, da veri ladroni, prima depredando dalla proprietà dello Stato le terre demaniali e dalle proprietà della Chiesa quelle ecclesiastiche e poi prendendo d’assalto i risparmi dei Meridionali emigrati nelle Americhe.
Oggi, al di là delle chiacchiere dei partiti politici, la lotta non è tra destra e sinistra, ma tra il Nord arricchitosi come sanguisuga ai danni dei Meridionali ed il Sud. In 147 anni al Nord hanno costruito infrastrutture: strade, ospedali, fabbriche, ferrovie, metropolitane, canali di irrigazione.
Per il Sud solo fame, emigrazione, tasse e balzelli. Per il Nord le industrie e i finanziamenti statali, la guerra delle tariffe, una protezione doganale del 40 e 50 per cento per favorire i prodotti piemontesi e lombardi volute dai vari Ellena, Luzzatti e Brioschi delegati a questo e ad affamare e rovinare il Sud.
( F.S.Merlino, Questa è l’Italia, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. Vedi pure Ernesto Ragionieri, Storiografia in cammino,Editori Riuniti, pag. 103)
La repubblica non ha rimediato ai crimini dei Savoia, rendendosi corresponsabile. Se la repubblica persevera nell’inganno savoiardo, il Sud dovrà pensare seriamente ad una sua via all’indipendenza, all’autonomia.
È previsto e sancito dalla carta europea. È previsto e sancito dalla carta delle libertà dei popoli, e quello del Sud è ancora un popolo.
A Gaeta costruiremo il nostro altare della patria, a Pontelandolfo un museo sugli eccidi perpetrati dalla truppa savoiarda barbara, a Bronte uno contro i terroristi Nino Bixio e Garibaldi criminali di guerra. A Montefalcione erigeremo una stele che ricordi la barbarie dei mercenari ungheresi alle dipendenze dei Savoia e in ogni paese del Sud innalzeremo le nostre bandiere.
A scuola, i nostri ragazzi studieranno la storia dell’invasione giacobina del 1799, sapranno così della morte di 60 mila meridionali immolatisi per difendere la loro patria da assassini feroci. Innalzeremo a Itri un monumento a Frà Diavolo, eroe tra i più grandi che abbia mai avuto l’Italia, a Salvia di Lucania un altro all’anarchico Passannante che attentò alla vita del re criminale Umberto I,mandante dell’eccidio di Milano del 1898 per oprera di Bava Beccaris.A Passannante fu staccata la testa, ed asportato il cervello. Le autorità sabaude lo misero in mostra , assieme al cranio, nel Museo Criminologico “G. Altavista” di Roma e fatto togliere solo recentemente.
In terra di Puglia intitoleremo strade e piazze al sergente Romano e la stessa cosa faremo in Calabria, in Lucania, in Campania, nel Molise e negli Abruzzi. Intitoleremo piazze e scuole a Cipriano La Gala, a Cosimo Giordano, a Carmine Donatelli detto Crocco,a Ninco Nanco, a Luigi Alonzi, a Domenico Straface Palma, all’avvocato Giorgi, al medico chirurgo Mauti che cercava di curare i feriti a Scurcola e fu fucilato, al prete D’Orsi, a Donata Caretto di 88 anni.
Un monumento alla mamma di sette figli Saveria Parente e un monumento d’oro ad Antonio Orsolino, bambino di dodici anni fucilato da quegli assassini dei fratelli d’Italia.
Fonte:PdSUD Gaeta
“WASHINGTON-Spunterà un fiore di pietra, dal campo concimato con il sangue degli Cheyenne. Sono stati necessari 136 anni perché il Congresso dell’uomo bianco ascoltasse la voce di Antilope Bianca, Donna Sacra, Pentola Nera e degli altri 163 Cheyenne e Aràpaho massacrati sulle rive di un torrente chiamato Sand Creek, il torrente della sabbia, per aprire il sentiero dei monti ai cercatori d’oro in Colorado…il Senato americano ha approvato all’unanimità che una stele di marmo sia costruita sulle rive del torrente e un piccolo parco memoriale.
Non fu certo l’unica, né la più atroce, la strage del torrente di sabbia e il paesaggio del lontano West è punteggiato ormai di obelischi seminati dalla cattiva coscienza dei conquistatori sui sentieri della loro crudeltà, a Woundd knee, nella riserva Sioux, lungo il “ cammino delle lacrime”sparse dai deportati Cherokee verso l’Oklahoma nelle paludi della Florida dove viveva la sola nazione indiana che mai fu sconfitta né firmò trattati di resa con i bianchi, i Seminole…”
Vittorio Zucconi, corrispondente di “ La Repubblica”, il 25 settembre del 2000, scrive questo bellissimo articolo e ricorda agli italiani le stragi perpetrate dai bianchi contro i pellerossa. Gli americani sono un popolo orgoglioso della propria storia, della propria indipendenza.E’ vero, hanno commesso dei crimini efferati nei confronti degli indiani, ma hanno avuto il coraggio di chiedere scusa per quegli orrori.
Vorremmo sapere quando i nostri politici innalzeranno una stele a Carmine Crocco, quando innalzeranno monumenti a Domenico Palma, a Ninco Nanco, a Frà Diavolo, alla De Cesare e alle migliaia di patrioti morti per la loro patria.
Vorremmo sapere quando i nostri presidenti della Rapubblica chiederanno scusa a Gaeta, a Pontelandolfo, a Casalduni, ad Ariano Irpino, a Montefalcione, ad Auletta, a Scurcola, a Bronte, a Sant’Eramo in Colle, e alle cento città del Sud martirizzate, incendiate, massacrate da quei Savoia fatti passare dalla storiografia di regime, come i padri della patria, come gli artefici, come gli architetti dell’unità della nazione, come i redentori, i liberatori.
Signor Presidente Napolitano, Lei è nato a Napoli, un tempo terza città d’Europa, quei signori del Nord infame, monarchici e massoni, non hanno fatto l’unità d’Italia, quei barbari hanno distrutto e massacrato il Sud, il nostro Sud, hanno massacrato un milione di meridionali in dodici anni di guerra civile.
I protagonisti di quella epopea non furono quegli assassini dei fratelli d’Italia ma i contadini e le popolazioni del Sud.
La borghesia italiana, famelica ed assassina, diresse una tragica guerra di conquista e di sopraffazione contro la Chiesa e contro i contadini spogliandoli di identità. La massoneria è stata l’artefice e la responsabile di quella rivoluzione; essa ha diretto e pianificato tutte le stragi e gli eccidi compiuti in Italia.
I borghesi italiani, inoltre, senza vergogna e senza onore si sono arricchiti a sproposito, da veri ladroni, prima depredando dalla proprietà dello Stato le terre demaniali e dalle proprietà della Chiesa quelle ecclesiastiche e poi prendendo d’assalto i risparmi dei Meridionali emigrati nelle Americhe.
Oggi, al di là delle chiacchiere dei partiti politici, la lotta non è tra destra e sinistra, ma tra il Nord arricchitosi come sanguisuga ai danni dei Meridionali ed il Sud. In 147 anni al Nord hanno costruito infrastrutture: strade, ospedali, fabbriche, ferrovie, metropolitane, canali di irrigazione.
Per il Sud solo fame, emigrazione, tasse e balzelli. Per il Nord le industrie e i finanziamenti statali, la guerra delle tariffe, una protezione doganale del 40 e 50 per cento per favorire i prodotti piemontesi e lombardi volute dai vari Ellena, Luzzatti e Brioschi delegati a questo e ad affamare e rovinare il Sud.
( F.S.Merlino, Questa è l’Italia, Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953. Vedi pure Ernesto Ragionieri, Storiografia in cammino,Editori Riuniti, pag. 103)
La repubblica non ha rimediato ai crimini dei Savoia, rendendosi corresponsabile. Se la repubblica persevera nell’inganno savoiardo, il Sud dovrà pensare seriamente ad una sua via all’indipendenza, all’autonomia.
È previsto e sancito dalla carta europea. È previsto e sancito dalla carta delle libertà dei popoli, e quello del Sud è ancora un popolo.
A Gaeta costruiremo il nostro altare della patria, a Pontelandolfo un museo sugli eccidi perpetrati dalla truppa savoiarda barbara, a Bronte uno contro i terroristi Nino Bixio e Garibaldi criminali di guerra. A Montefalcione erigeremo una stele che ricordi la barbarie dei mercenari ungheresi alle dipendenze dei Savoia e in ogni paese del Sud innalzeremo le nostre bandiere.
A scuola, i nostri ragazzi studieranno la storia dell’invasione giacobina del 1799, sapranno così della morte di 60 mila meridionali immolatisi per difendere la loro patria da assassini feroci. Innalzeremo a Itri un monumento a Frà Diavolo, eroe tra i più grandi che abbia mai avuto l’Italia, a Salvia di Lucania un altro all’anarchico Passannante che attentò alla vita del re criminale Umberto I,mandante dell’eccidio di Milano del 1898 per oprera di Bava Beccaris.A Passannante fu staccata la testa, ed asportato il cervello. Le autorità sabaude lo misero in mostra , assieme al cranio, nel Museo Criminologico “G. Altavista” di Roma e fatto togliere solo recentemente.
In terra di Puglia intitoleremo strade e piazze al sergente Romano e la stessa cosa faremo in Calabria, in Lucania, in Campania, nel Molise e negli Abruzzi. Intitoleremo piazze e scuole a Cipriano La Gala, a Cosimo Giordano, a Carmine Donatelli detto Crocco,a Ninco Nanco, a Luigi Alonzi, a Domenico Straface Palma, all’avvocato Giorgi, al medico chirurgo Mauti che cercava di curare i feriti a Scurcola e fu fucilato, al prete D’Orsi, a Donata Caretto di 88 anni.
Un monumento alla mamma di sette figli Saveria Parente e un monumento d’oro ad Antonio Orsolino, bambino di dodici anni fucilato da quegli assassini dei fratelli d’Italia.
Fonte:PdSUD Gaeta
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