Sarà forse perchè la parola d'ordine è infondere ottimismo e le sfuriate di Berlusconi contro la libertà di stampa condizionano comunque la nostra pavida e appecorata informazione, ma certe notizie, soprattutto economiche, che di questi tempi meriterebbero maggior risalto e di essere seguite con più attenzione e costanza, si fa fatica a trovarle con i dovuti approfondimenti o raccontate nella loro evoluzione quotidiana. Probabilmente il Babbo Natale killer della California o la storia del ladro finlandese incastrato da una zanzara troveranno più lettori interessati e sono più consoni a questa mesta atmosfera natalizia, ma quello che sta avvenendo in Ucraina credo meriterebbe più spazio e non di occuparsene solo quando nel Parlamento di Kiev se le danno di santa ragione. Non solo perchè quelle vicende riguardano dei nostri vicini ma perchè interessano direttamente noi e tutta l'Unione Europea anche relativamente ai nostri approvigionamenti energetici.
Sono passate quasi del tutto inosservate le minacce della Russia di chiudere i rubinetti del gas all'Europa dal prossimo 1 gennaio se l'Ucraina non pagherà i suoi debiti con Mosca, quasi fossero semplicemente l'ennesima puntata di una soap-comedy senza fine o di un litigio condominiale pluridecennale. Ma questa volta potremmo davvero trovarci davanti all'ultima puntata.
L'Unione Europea ha liquidato la faccenda, tramite il suo portavoce Ferran Tarradellas, sottolineando che la situazione rispetto all'inverno di tre anni fa dovrebbe essere meno grave perché le condizioni climatiche sono migliori (?) e perché le riserve di gas dell'Unione europea e della stessa Ucraina sono molto alte. Ma non dimentichiamo che dall'Ucraina passa circa l'80% delle forniture di gas russe destinate all'Europa e che proprio il primo gennaio è la data ultima per la firma dei nuovi contratti tra i due paesi dell'ex Unione Sovietica e Mosca sarebbe intenzionata a chiedere più del doppio.
Scusate, ma se fossimo nei panni del Signor Taradellas o dei nostri governanti saremmo invece un pò preoccupati dall'evoluzione della situazione e dalle sue ripercussioni nell'euro-zona visto che l'Ucraina non ha i soldi per saldare i suoi debiti ed è sull'orlo della bancarotta. Ed è proprio qui che l'informazione si fa carente ed i potenti mezzi mediatici si sottraggono al loro dovere, per cui chi vuole informarsi è costretto ad andarsi a leggere dati e notizie in inglese su qualche sito per super esperti di economia.
Scopriamo così, grazie a Edward Hugh, che la situazione politica ed economica in Ucraina è più che drammatica e che un default di Kiev potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni incalcolabili sulle banche e sulle economie europee. La cosa non è uno scherzo ed è, anzi, maledettamente seria. "Questo - sottolinea Paul Krugman - è il nuovo centro della crisi, il centro della crisi che si è trasferito dal mercato americano delle abitazioni alla periferia Europea", aggiungendo che "la Seconda Grande Depressione è arrivata... in Ucraina".
Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente deciso di aiutare l'Ucraina con un prestito di 16.4 miliardi di dollari sul quale i politici del paese non riescono però a mettersi d'accordo se accettare o meno le pesanti condizioni con le quali verrebbe erogato, mentre nello stesso tempo sale la temperatura dei rapporti con Mosca, creando un nuovo focolaio di instabilità nel cuore dell'Europa. E tanto per aggravare quest'incubo l'Ucraina è entrata in recessione sin dal mese di agosto e la Banca Mondiale prevede per il 2009 un Pil negativo di 4 punti percentuali.
clicca sul grafico per ingrandirlo
Il grafico sopra riferito alla produzione in Ucraina assomiglia molto a quello qui sotto relativo alla produzione negli Usa nel periodo della Grande Depressione
La contrazione della produzione è stata più forte nei settori del manifatturiero e delle costruzioni, mentre il settore finanziario ha visto una caduta del 14% dei depositi solo in Ottobre-Novembre. Ma il problema più grave con cui è alle prese l'Ucraina è la profonda divisione politica e la caduta di consenso del governo che ha creato una situazione di quasi pre-guerra civile. Lo scontro politico tra il Presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia Timoshenko si riverbera addirittura all'interno della Banca centrale con la paralisi di ogni coerente politica monetaria.
L'Ucraina si trova così ad affrontare la crisi su tre fronti: finanziario, economico e politico, con una svalutazione galoppante (la sua valuta, l'hryvnia, ha perso nelle ultime due settimane il 50% rispetto al dollaro, costringendo la banca centrale a spendere 7,5 miliardi di dollari per il suo sostegno), una borsa che ha perso il 74% in un anno e i Credit Default Swap, che sono un indicatore della rischiosità di un paese, in costante ascesa, mentre all'orizzonte si profila, a causa della svalutazione delll'hryvnia, un'ondata di default per l'impossibilità di rimborsare mutui e prestiti da parte dei debitori.
Mi fermo qui in questa mia rapida panoramica generale mentre per gli ulteriori interessanti approfondimenti sull' argomento vi rimando all'esauriente articolo di Edward Hugh. Qui ce n'è abbastanza per chiedersi se non faremmo bene a non sottovalutare quanto avviene in questa vicina periferia d'Europa. Se non crediamo alle terribili conseguenze, in caso di una bancarotta ucraina, che si potrebbero abbattere sul nostro sistema bancario ed economico e ai rischi di un nuovo focolaio di guerra con la Russia, se non altro dovremmo preoccuparci almeno di non dover iniziare l'anno nuovo al buio e al freddo e al gelo.
Fonte:Diarioelettorale
Sarà forse perchè la parola d'ordine è infondere ottimismo e le sfuriate di Berlusconi contro la libertà di stampa condizionano comunque la nostra pavida e appecorata informazione, ma certe notizie, soprattutto economiche, che di questi tempi meriterebbero maggior risalto e di essere seguite con più attenzione e costanza, si fa fatica a trovarle con i dovuti approfondimenti o raccontate nella loro evoluzione quotidiana. Probabilmente il Babbo Natale killer della California o la storia del ladro finlandese incastrato da una zanzara troveranno più lettori interessati e sono più consoni a questa mesta atmosfera natalizia, ma quello che sta avvenendo in Ucraina credo meriterebbe più spazio e non di occuparsene solo quando nel Parlamento di Kiev se le danno di santa ragione. Non solo perchè quelle vicende riguardano dei nostri vicini ma perchè interessano direttamente noi e tutta l'Unione Europea anche relativamente ai nostri approvigionamenti energetici.
Sono passate quasi del tutto inosservate le minacce della Russia di chiudere i rubinetti del gas all'Europa dal prossimo 1 gennaio se l'Ucraina non pagherà i suoi debiti con Mosca, quasi fossero semplicemente l'ennesima puntata di una soap-comedy senza fine o di un litigio condominiale pluridecennale. Ma questa volta potremmo davvero trovarci davanti all'ultima puntata.
L'Unione Europea ha liquidato la faccenda, tramite il suo portavoce Ferran Tarradellas, sottolineando che la situazione rispetto all'inverno di tre anni fa dovrebbe essere meno grave perché le condizioni climatiche sono migliori (?) e perché le riserve di gas dell'Unione europea e della stessa Ucraina sono molto alte. Ma non dimentichiamo che dall'Ucraina passa circa l'80% delle forniture di gas russe destinate all'Europa e che proprio il primo gennaio è la data ultima per la firma dei nuovi contratti tra i due paesi dell'ex Unione Sovietica e Mosca sarebbe intenzionata a chiedere più del doppio.
Scusate, ma se fossimo nei panni del Signor Taradellas o dei nostri governanti saremmo invece un pò preoccupati dall'evoluzione della situazione e dalle sue ripercussioni nell'euro-zona visto che l'Ucraina non ha i soldi per saldare i suoi debiti ed è sull'orlo della bancarotta. Ed è proprio qui che l'informazione si fa carente ed i potenti mezzi mediatici si sottraggono al loro dovere, per cui chi vuole informarsi è costretto ad andarsi a leggere dati e notizie in inglese su qualche sito per super esperti di economia.
Scopriamo così, grazie a Edward Hugh, che la situazione politica ed economica in Ucraina è più che drammatica e che un default di Kiev potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni incalcolabili sulle banche e sulle economie europee. La cosa non è uno scherzo ed è, anzi, maledettamente seria. "Questo - sottolinea Paul Krugman - è il nuovo centro della crisi, il centro della crisi che si è trasferito dal mercato americano delle abitazioni alla periferia Europea", aggiungendo che "la Seconda Grande Depressione è arrivata... in Ucraina".
Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente deciso di aiutare l'Ucraina con un prestito di 16.4 miliardi di dollari sul quale i politici del paese non riescono però a mettersi d'accordo se accettare o meno le pesanti condizioni con le quali verrebbe erogato, mentre nello stesso tempo sale la temperatura dei rapporti con Mosca, creando un nuovo focolaio di instabilità nel cuore dell'Europa. E tanto per aggravare quest'incubo l'Ucraina è entrata in recessione sin dal mese di agosto e la Banca Mondiale prevede per il 2009 un Pil negativo di 4 punti percentuali.
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Il grafico sopra riferito alla produzione in Ucraina assomiglia molto a quello qui sotto relativo alla produzione negli Usa nel periodo della Grande Depressione
La contrazione della produzione è stata più forte nei settori del manifatturiero e delle costruzioni, mentre il settore finanziario ha visto una caduta del 14% dei depositi solo in Ottobre-Novembre. Ma il problema più grave con cui è alle prese l'Ucraina è la profonda divisione politica e la caduta di consenso del governo che ha creato una situazione di quasi pre-guerra civile. Lo scontro politico tra il Presidente Viktor Yushchenko e il premier Yulia Timoshenko si riverbera addirittura all'interno della Banca centrale con la paralisi di ogni coerente politica monetaria.
L'Ucraina si trova così ad affrontare la crisi su tre fronti: finanziario, economico e politico, con una svalutazione galoppante (la sua valuta, l'hryvnia, ha perso nelle ultime due settimane il 50% rispetto al dollaro, costringendo la banca centrale a spendere 7,5 miliardi di dollari per il suo sostegno), una borsa che ha perso il 74% in un anno e i Credit Default Swap, che sono un indicatore della rischiosità di un paese, in costante ascesa, mentre all'orizzonte si profila, a causa della svalutazione delll'hryvnia, un'ondata di default per l'impossibilità di rimborsare mutui e prestiti da parte dei debitori.
Mi fermo qui in questa mia rapida panoramica generale mentre per gli ulteriori interessanti approfondimenti sull' argomento vi rimando all'esauriente articolo di Edward Hugh. Qui ce n'è abbastanza per chiedersi se non faremmo bene a non sottovalutare quanto avviene in questa vicina periferia d'Europa. Se non crediamo alle terribili conseguenze, in caso di una bancarotta ucraina, che si potrebbero abbattere sul nostro sistema bancario ed economico e ai rischi di un nuovo focolaio di guerra con la Russia, se non altro dovremmo preoccuparci almeno di non dover iniziare l'anno nuovo al buio e al freddo e al gelo.
Fonte:Diarioelettorale
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