domenica 21 dicembre 2008

GAETA NEL CUORE











Gaeta assediata, 8 dicembre 1860, Francesco II proclama

“nè sono eterne le usurpazioni”

Gaeta occupata, 6 dicembre 2008, inizia il riscatto del SUD


Di Cosimo Giordano


Dopo 148 anni dalla sua distruzione, dall’inizio della coloniale occupazione del millenario Stato del SUD, si ricomincia là dove tutto fu perduto.


Sono le ore 16 del 6 dicembre 2008 Gaeta scrive la prima pagina di una Storia nuova.


Nella sala consiliare gremita la Giunta ed il Consiglio Comunale riuniti in seduta straordinaria esaminano l’ordine del giorno, di uno storico giorno.


Dare mandato legale per ottenere il pagamento dei già riconosciuti danni subiti dalla guerra d’aggressione non dichiarata dei tiranni Savoia, Re di Piemonte e poi d’italia, valutati in 220 milioni di euro, 2 milioni di lire dell'epoca e la restituzione dei beni monumentali ed aree demaniali, rapinate alla città di Gaeta dalla potenza straniera occupante.


Quattro consiglieri dell’opposizione dopo aver letto pretestuose ed ingiustificate motivazioni abbandonano l’aula tra la folla, che grida “fuori…fuori”, “a casa .. a casa”.

La commozione del Sindaco “statunitense”, figlio di quei meridionali emigrati per fuggire dalla repressione dell’invasore italiano, trasmette ai presenti il senso dello storico momento.


IO C’ERO !

La Storicità di questo giorno e della scelta fatta è dal Sindaco motivata dal dare giustizia e riconoscimento ai caduti per la nobile causa nella vana difesa della Patria.
Sullo schermo in aula scorrono foto di grande impatto emotivo, Gaeta ridotta in macerie, le fucilazioni, i trofei di corpi martoriati di Meridionali combattenti a difesa dell’indipendenza, i cadetti quindicenni della Nunziatella caduti per la Patria, sangue e poi sangue e sofferenze.

I consiglieri a turno ricordano prima lo splendore e la ricchezza della nostra Patria, poi il milione di nostri connazionali trucidati per mano italiana, il dodicenne fucilato perché ritenuto Brigante, le donne combattenti spogliate legate ad alberi stuprate ed infilzate da baionette italiane di carabinieri, di bersaglieri e mercenari ungheresi, i tribunali militari, i lager, le deportazioni e l’epilogo, attuale, della Questione Meridionale con 25 milioni di emigranti.

Sacrifici cancellati anche con la negazione di una tomba, di un sacrario per volere della falsa storiografia sabaudo italiana.

Alla commozione del Sindaco segue quella dell’eroico assessore all’urbanistica Antonio Ciano, la voce rotta dall’emozione travolge la folla e ricorda che in Sala sono presenti i Patrioti, elencandoli, che hanno lottato affinché questo giorno giungesse, senza viverlo e quel milione di meridionali la cui memoria va celebrata, perché non sia vano il loro sacrificio.


Ad ogni dichiarazione di voto si leva dalla platea un applauso di grande intensità, fino al tripudio finale esploso in Sala alla dichiarazione del Presidente dell’ordine del giorno approvato.

Nonostante il divieto si spiegano le bandiere gigliate della legittima Patria, là dove sventolarono 148 anni prima, dai cellulari si leva l’Inno Nazionale di Paisiello, abbracci di commozione e strette di mano a suggello della ritrovata appartenenza in un unico popolo Napolitano e nelle gloriose antiche radici di una Nazione invasa ed occupata.


Un isolato grido “evviva l’italia” proviene dal fondo del corridoio esterno alla Sala, prontamente soffocato da un corale “EVVIVA il SUD”.


Il 14 febbraio 1861 fu l’ultimo giorno dell’indipendenza del millenario Stato del Sud e dell’ultimo ammaina bandiera gigliata,
oggi 6 dicembre 2008 Gaeta la spiega al vento del riscatto Sudista.

Fonte: Eleaml
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Gaeta assediata, 8 dicembre 1860, Francesco II proclama

“nè sono eterne le usurpazioni”

Gaeta occupata, 6 dicembre 2008, inizia il riscatto del SUD


Di Cosimo Giordano


Dopo 148 anni dalla sua distruzione, dall’inizio della coloniale occupazione del millenario Stato del SUD, si ricomincia là dove tutto fu perduto.


Sono le ore 16 del 6 dicembre 2008 Gaeta scrive la prima pagina di una Storia nuova.


Nella sala consiliare gremita la Giunta ed il Consiglio Comunale riuniti in seduta straordinaria esaminano l’ordine del giorno, di uno storico giorno.


Dare mandato legale per ottenere il pagamento dei già riconosciuti danni subiti dalla guerra d’aggressione non dichiarata dei tiranni Savoia, Re di Piemonte e poi d’italia, valutati in 220 milioni di euro, 2 milioni di lire dell'epoca e la restituzione dei beni monumentali ed aree demaniali, rapinate alla città di Gaeta dalla potenza straniera occupante.


Quattro consiglieri dell’opposizione dopo aver letto pretestuose ed ingiustificate motivazioni abbandonano l’aula tra la folla, che grida “fuori…fuori”, “a casa .. a casa”.

La commozione del Sindaco “statunitense”, figlio di quei meridionali emigrati per fuggire dalla repressione dell’invasore italiano, trasmette ai presenti il senso dello storico momento.


IO C’ERO !

La Storicità di questo giorno e della scelta fatta è dal Sindaco motivata dal dare giustizia e riconoscimento ai caduti per la nobile causa nella vana difesa della Patria.
Sullo schermo in aula scorrono foto di grande impatto emotivo, Gaeta ridotta in macerie, le fucilazioni, i trofei di corpi martoriati di Meridionali combattenti a difesa dell’indipendenza, i cadetti quindicenni della Nunziatella caduti per la Patria, sangue e poi sangue e sofferenze.

I consiglieri a turno ricordano prima lo splendore e la ricchezza della nostra Patria, poi il milione di nostri connazionali trucidati per mano italiana, il dodicenne fucilato perché ritenuto Brigante, le donne combattenti spogliate legate ad alberi stuprate ed infilzate da baionette italiane di carabinieri, di bersaglieri e mercenari ungheresi, i tribunali militari, i lager, le deportazioni e l’epilogo, attuale, della Questione Meridionale con 25 milioni di emigranti.

Sacrifici cancellati anche con la negazione di una tomba, di un sacrario per volere della falsa storiografia sabaudo italiana.

Alla commozione del Sindaco segue quella dell’eroico assessore all’urbanistica Antonio Ciano, la voce rotta dall’emozione travolge la folla e ricorda che in Sala sono presenti i Patrioti, elencandoli, che hanno lottato affinché questo giorno giungesse, senza viverlo e quel milione di meridionali la cui memoria va celebrata, perché non sia vano il loro sacrificio.


Ad ogni dichiarazione di voto si leva dalla platea un applauso di grande intensità, fino al tripudio finale esploso in Sala alla dichiarazione del Presidente dell’ordine del giorno approvato.

Nonostante il divieto si spiegano le bandiere gigliate della legittima Patria, là dove sventolarono 148 anni prima, dai cellulari si leva l’Inno Nazionale di Paisiello, abbracci di commozione e strette di mano a suggello della ritrovata appartenenza in un unico popolo Napolitano e nelle gloriose antiche radici di una Nazione invasa ed occupata.


Un isolato grido “evviva l’italia” proviene dal fondo del corridoio esterno alla Sala, prontamente soffocato da un corale “EVVIVA il SUD”.


Il 14 febbraio 1861 fu l’ultimo giorno dell’indipendenza del millenario Stato del Sud e dell’ultimo ammaina bandiera gigliata,
oggi 6 dicembre 2008 Gaeta la spiega al vento del riscatto Sudista.

Fonte: Eleaml

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