Di Dario Del Porto
«Si rischia di imboccare la strada di un federalismo penale che sarebbe, oltre che pericolosa, inaccettabile e sulla quale sarebbe auspicabile quanto prima un intervento della Corte Costituzionale».
A maggio, il pm Giuseppe Narducci aveva messo la propria firma in testa al documento, poi sottoscritto da altri ottanta magistrati, nel quale le toghe chiedevano al Csm di prendere posizione sul decreto in materia di emergenza rifiuti che istituiva la Procura regionale e autorizzava in Campania lo sversamento di materiali illegali nel resto d´Italia. Ora che un nuovo provvedimento legislativo introduce sanzioni penali per chi scarica rifiuti ingombranti limitate solo al territorio campano, l´inquirente che ha indagato sulla camorra di Forcella e sullo scandalo del calcio truccato invita a tenere alta la guardia in momento nel quale l´attenzione del Paese sembra rivolta altrove:
«Il problema non è se è giusto o meno punire con il carcere questi comportamenti», dice.
Qual è allora il nodo della questione, pm Narducci?
«Bisogna prestare attenzione al fatto che queste norme valgono solo qui, in Campania. È questo il vero aspetto che deve far riflettere. Cinque milioni di persone si ritrovano davanti alla legge in condizioni diverse rispetto a quelle dei loro connazionali. Mi sembra che ci si stia avviando lungo una linea di tendenza allarmante, emersa già con il decreto del 23 maggio, poi convertito in legge, del quale il provvedimento di venerdì costituisce la prosecuzione e compie un ulteriore passo in avanti».
Perché lei parla di federalismo penale?
«Nei fatti questo è il modello al quale ci si sta ispirando. Prima, con l´istituzione di un ufficio giudiziario che per alcuni reati dispone di competenza extradistrettuale, fatto già questo senza precedenti. Poi con la previsione di reati e sanzioni validi solo in un ambito territoriale ben preciso. Dunque, avremo situazioni differenti a seconda delle aree geografiche. Quello che è reato a Napoli non lo è a Milano, così come solo quattro mesi fa si era stabilito che in Campania è legale scaricare rifiuti che altrove vengono considerati tossici. Il risultato di tutto questo mi sembra molto chiaro».
Si spieghi.
«Questo Paese non sarà più regolato da un sistema unitario, mentre la Costituzione parla espressamente di "Repubblica una e indivisibile" e prevede che solo il Parlamento, non anche le regioni, possa legiferare in materia penale. Ma così facendo il principio costituzionale viene aggirato. È una china preoccupante, anche perché non possiamo sapere se e quando questo percorso intrapreso dal legislatore si interromperà e arriverà a conclusione».
Il magistrato però è obbligato ad applicare la legge anche se non la condivide.
«E guai se non fosse così. Ma il primo compito del magistrato è quello di interpretare la norma secondo la lettura costituzionale. Se ritiene che una legge sia più o meno manifestamente contraria alla Costituzione, il giudice può e deve sollevare questione di legittimità e chiedere l´intervento della Consulta».
In questo caso lei sembra non avere dubbi.
«C´è il tempo e il modo per rivedere questo decreto. In caso contrario, se dovesse essere convertito in legge così com´è oggi, un intervento della Corte Costituzionale sarebbe non solo auspicabile ma necessario. D´altra parte, la questione è stata sollevata da un giudice già con riferimento alle disposizioni del decreto varato lo scorso maggio».
Facciamo un´ipotesi: lei è di turno in Procura quando le viene trasmesso il fascicolo di un arresto eseguito in base alle nuove norme sui rifiuti ingombranti. Che fa?
«Questo lo vedremo e lo valuteremo al momento. Il decreto dovrà essere convertito, potrà essere modificato. Personalmente ritengo che i comportamenti richiesti ai cittadini debbano essere uguali in qualunque parte essi vivano, qualsiasi cosa facciano e senza distinzioni di ceto sociale. Se ciò non accade, viene meno lo Stato di diritto».
Fonte: la Reepubblica
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