ReggioNelWeb intervista il senatore Beppe Lumia (Partito Democratico) già Presidente della commissione antimafia che vive sotto scorta in quanto minacciato da Bernardo Provenzano.
“Qui a Reggio Vigilate su appalti, subappalti, edilizia e commercio”.
Di Matteo Incerti
Sen. Lumia, la Mafia sembra penetrare sempre di più al nord. Già a settembre Sonia Alfano (ndr: con la quale collabora nelle attività antimafia) denunciò qui a Reggio i rischi di infiltrazioni poi confermate dalla DIA. La mafia non è proprio più un fenomeno che riguarda solo il sud?
E’ importante aprire gli occhi, avere un atteggiamento documentato, è importante non sottovalutare la presenza delle organizzazioni mafiose nelle aree del centro nord che sono presenti anche qui in questo territorio. Abbiamo già una presenza documentata che viene registrata, seguita e colpita da anni che riguarda le cosche calabresi e della ndrangheta che riguarda in particolare la provincia di Crotone, di Cutro e l’Isola Capo Rizzato. E’ inoltre importante seguire in particolare l’evoluzione che stanno seguendo le cosche della camorra, in particolare la pericolosissima cosca camorristica dei casalesi. E’ importante non sottovalutare, documentarsi e colpirli nei tre settori particolari.
Quali?
In quello degli appalti e subappalti, in quello delle realtà immobiliari e inoltre non bisogna neanche sottovalutare una certa presenza nel campo degli esercizi commerciali, quindi è importante stare svegli, organizzarsi, alzare l’asticella della legalità, imparare a legare legalità e sviluppo, non pensare mai che lo sviluppo non può fare a meno della legalità e fare leva sul patrimonio sociale, culturale, democratico che è presente qui a Reggio Emilia come nell’Emilia Romagna, come in altre realtà del Centro-Nord per impedire la penetrazione mafiosa ed impedire che si possano territorializzare
Cosa fare in concreto? Si è proposto anche di mettere appalti, subappalti e visure camerali online per monitorare meglio.
Abbiamo delle proposte su cui in modo particolare mi sto battendo. Innanzitutto bisogna ridurre il numero delle stazioni appaltanti. In Italia ci sono circa 30.000 stazioni appaltanti, con luoghi dove si fanno gare d’appalto: Comuni, Province, Asl, Regioni è impossibile un minimo di controllo e di legalità. Se ne avessimo uno per provincia ed uno per regione per i grandi appalti, potrebbe esercitarsi un vero controllo di legalità. Poi propongo una soluzione che è quella del “conto dedicato”. Quando un’azienda vince un appalto pubblico deve aprire un conto apposito e solo da li far fruire tutti i movimenti di denaro, per garantire trasparenza e tracciabilità del denaro pubblico per realizzare un opera: scuola, strada, ospedale, investimento pubblico.
C’è il tema spinoso delle imprese colluse.
Proponiamo anche che le imprese che non denunciano o che in passato non hanno denunciato siano escluse dal sistema degli appalti per scegliere anche in questo caso da parte dell’ente pubblico solo l’impresa che abbia un modo di lavorare regolare e corretto.
E sul riciclaggio di denaro sporco, come arginarlo?
Vi sono misure molto importanti per colpire il riciclaggio. C’è la legge Mancino del 1994 che obbliga i segretari comunali a segnalare ai Questori tutti i passaggi di proprietà e tutte le licenze che vengono articolate sul territorio. Solitamente questo materiale non diventa lettura intelligente del territorio, ma diventano carte accumulate negli scaffali, invece attraverso un uso intelligente informatizzato di una tale mole d’informazione, ci sarebbe tutta una serie d’informazioni sul riciclaggio che potrebbero essere colpiti per tempo.
Lei conosce bene la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e Messina ed anche il caso del dottor Lembo che è stato condannato (ndr: l’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia condannato a 5 anni lo scorso gennaio per il reato di favoreggiamento dell’associazione mafiosa)
Sì conosco quella realtà. Sono impegnato in un’azione rigorosa, severa, critica per fare in modo che in quella provincia soprattutto nel barcellonese ci sia un’0attività da parte della magistratura diversa. Radicalmente diversa rispetto al passato. Ho denunciato una particolare condizione che riguarda alcuni magistrati con in testa Cassata, Canali ed anche una vicenda legata allo stesso dottor Lembo e ritengo che questa vicenda debba essere seguita con molta attenzione sia da parte del CSM, che da parte del Parlamento e della Commissione antimafia, perchè c’è materiale d’inchiesta per svelare dei limiti gravissimi che non possono essere più tollerati.
Quindi persone che possono avere avuto particolari amicizie con Lembo non sono buoni magistrati?
Ci sono naturalmente dei colleghi che in buonafede hanno avuto dei rapporti. Ci sono invece altri colleghi su cui andrebbe fatta una attenta e severa verifica, che magari insieme a lui hanno svolto delle particolari attività ad esempio nei confronti di alcuni collaboratori di giustizia su cui andrebbe puntata una certa attenzione.
Si parlava di Sparacio ad esempio (ndr: falso pentito condannato nel processo Lembo)
La gestione del collaboratore Sparacio è una gestione che ha lasciato molto a desiderare.
Dev’essere una lotta trasversale quella alla mafia?
Sì dev’essere trasversale. Perché c’è una cattiva unità che è quella che ha utilizzato la politica per coprirsi nelle rispettive responsabilità collusive con il sistema mafioso. E quella è una cattiva unità che non dobbiamo mai perseguire. C’è una buona unità di chi si mette in gioco, partito per partito, in grado di selezionare una classe dirigente e moderna che propone un’altrettanto moderna lotta alla mafia, che è quella di saper coniugare sviluppo e legalità. E allo stesso tempo è quella unità in grado di allontanare dalle istituzioni chi ha colluso.
Qui abbiamo scoperto che due ditte, la Leto Costruzioni e la Ciampà Paolo srl poi finite nello scandalo ‘Black Mountains’ avevano vinto un appalto nel 2002 (ndr: quello per l’ampliamento della discarica di Poiatica) e sono state indagate per lo scandalo rifiuti in Calabria. Come si può evitare che la Pubblica amministrazione affidi a queste persone degli appalti?
Oggi ci sono degli strumenti che una Pubblica amministrazione può organizzare, si chiamano appunto “protocolli di legalità”, ci sono quelli di nuova generazione in grado di avere un fitto controllo, anche a monte sulle imprese che partecipano agli appalti. Quindi è importante utilizzare e conoscere questi strumenti ed evitare che delle imprese -come nel caso che lei citava o come altre imprese- che agiscono su questo territorio possano avere contatti con le organizzazioni mafiose e possano avere un ruolo devastante –aggiungo- nel sistema soprattutto dei subappalti.
Fonte: ReggioNelWeb.it n. 293 del 18/11/2008
Fonte: ReggioNelWeb.it n. 293 del 18/11/2008
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