sabato 22 novembre 2008

Acqua in bottiglia: addio!

Imbrocchiamola!” è la campagna che chiede a tutti di segnalare i ristoranti, i locali, i bar che servono l’acqua di rubinetto, e indicare quelli che non lo fanno. L’appello ha lo scopo di sensibilizzare noi tutti affinché si riduca drasticamente l’utilizzo della plastica. Scopriamo come essere parte attiva.

Gli italiani sono i primi consumatori al mondo di acque minerali. Ogni anno ne bevono quasi 190 litri a testa, in media. Ma è soprattutto fuori casa, nei locali pubblici, che si beve quasi esclusivamente acqua in bottiglia. Spesso sono gli stessi gestori che, quando chiediamo una brocca o un bicchiere di acqua di rubinetto, ci spiegano di non potercela servire, anche se nessuna legge lo vieta.
“Imbrocchiamola!” nasce proprio con l’intento di invertire la tendenza di questo strano meccanismo che contraddistingue la nostra popolazione: ridurre la produzione di rifiuti inutili, grazie a un consumo responsabile e ragionato, rifiuti che possono facilmente essere sostituiti da abitudini che ormai abbiamo perso, o ci hanno fatto perdere. Le grandi aziende dell’imbottigliamento condizionano le nostre vite, e ringraziano. Ci infliggono mal di schiena conseguenti al trasporto in casa delle pesantissime confezioni da sei bottiglie da un litro e mezzo. Una volta consumate, le bottiglie in pet se non vengono riciclate devono essere incenerite, con conseguente immissione nell’area di sostanze tossiche.
Nata dall’idea di Camilla Lattanzi, un’attivista dell’associazione fiorentina Consumattori, in pochi mesi l’iniziativa “Imbrocchiamola!” ha raggiunto una grande eco a livello nazionale soprattutto grazie alla rete, al passaparola e ai magazine specializzati nel settore dei consumi responsabili. Ad oggi sul sito Imbrocchiamola.it si contano 8.300 adesioni e oltre 1000 le segnalazioni, provenienti da tutte le regioni italiane, di commercianti che non servono l’acqua del rubinetto, mentre 810 (l’80%) sono gli esercenti che la danno senza problemi.
A chi sta tenta di farci bere acqua in bottiglia, sempre e dovunque, rispondiamo che invece sulle tavole vogliamo le vecchie brocche riempite di acqua del rubinetto.
In ordine di tempo l’ultima importante adesione all’iniziativa arriva direttamente dalla Puglia, regione che si contraddistingue per l’attivismo nella ricerca di soluzioni sostenibili: dal mese di ottobre infatti la regione pugliese ha scelto l’acqua in brocca, lanciando “Imbrocchiamola” in tutti i circoli locali di Legambiente (46 in Regione). L’iniziativa è nata da una collaborazione con l’Acquedotto pugliese (Aqp), il più grande acquedotto d’Europa.

Per finire vi propongo un piccolo vademecum per rispondere a chi vi assicura di non poterla "imbroccare":
1) Ogni esercizio commerciale in cui si somministrano alimenti deve disporre di acqua potabile (altrimenti non potrebbe lavorare). Ciò è anche attestato dalla Autorizzazione igienico sanitaria (il riferimento normativo è la legge numero 283 del 1962 e il regolamento comunitario numero 852/2004) senza la quale non si può aprire un bar o un ristorante.
2) Non esiste alcun obbligo di legge a vendere acqua minerale in bottiglia.
3) Nessun esercizio può rifiutare l’acqua del rubinetto; si può eventualmente discutere se tale servizio deve essere pagato oppure no (potrebbe comunque essere incluso nel “coperto”, com’è sempre stato).

Quindi, seguendo il consiglio di Camilla Lattanzi “a casa, ma anche al ristorante, in pizzeria, al bar, all’esercente che vi dirà che non può servirvi l’acqua del rubinetto spiegate che non è vero”. Questa è la storia di un’idea che si diffonde.

Clicca qui per aderire all’appello.

Alessandro Ingegno

Fonte:Yes life

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Imbrocchiamola!” è la campagna che chiede a tutti di segnalare i ristoranti, i locali, i bar che servono l’acqua di rubinetto, e indicare quelli che non lo fanno. L’appello ha lo scopo di sensibilizzare noi tutti affinché si riduca drasticamente l’utilizzo della plastica. Scopriamo come essere parte attiva.

Gli italiani sono i primi consumatori al mondo di acque minerali. Ogni anno ne bevono quasi 190 litri a testa, in media. Ma è soprattutto fuori casa, nei locali pubblici, che si beve quasi esclusivamente acqua in bottiglia. Spesso sono gli stessi gestori che, quando chiediamo una brocca o un bicchiere di acqua di rubinetto, ci spiegano di non potercela servire, anche se nessuna legge lo vieta.
“Imbrocchiamola!” nasce proprio con l’intento di invertire la tendenza di questo strano meccanismo che contraddistingue la nostra popolazione: ridurre la produzione di rifiuti inutili, grazie a un consumo responsabile e ragionato, rifiuti che possono facilmente essere sostituiti da abitudini che ormai abbiamo perso, o ci hanno fatto perdere. Le grandi aziende dell’imbottigliamento condizionano le nostre vite, e ringraziano. Ci infliggono mal di schiena conseguenti al trasporto in casa delle pesantissime confezioni da sei bottiglie da un litro e mezzo. Una volta consumate, le bottiglie in pet se non vengono riciclate devono essere incenerite, con conseguente immissione nell’area di sostanze tossiche.
Nata dall’idea di Camilla Lattanzi, un’attivista dell’associazione fiorentina Consumattori, in pochi mesi l’iniziativa “Imbrocchiamola!” ha raggiunto una grande eco a livello nazionale soprattutto grazie alla rete, al passaparola e ai magazine specializzati nel settore dei consumi responsabili. Ad oggi sul sito Imbrocchiamola.it si contano 8.300 adesioni e oltre 1000 le segnalazioni, provenienti da tutte le regioni italiane, di commercianti che non servono l’acqua del rubinetto, mentre 810 (l’80%) sono gli esercenti che la danno senza problemi.
A chi sta tenta di farci bere acqua in bottiglia, sempre e dovunque, rispondiamo che invece sulle tavole vogliamo le vecchie brocche riempite di acqua del rubinetto.
In ordine di tempo l’ultima importante adesione all’iniziativa arriva direttamente dalla Puglia, regione che si contraddistingue per l’attivismo nella ricerca di soluzioni sostenibili: dal mese di ottobre infatti la regione pugliese ha scelto l’acqua in brocca, lanciando “Imbrocchiamola” in tutti i circoli locali di Legambiente (46 in Regione). L’iniziativa è nata da una collaborazione con l’Acquedotto pugliese (Aqp), il più grande acquedotto d’Europa.

Per finire vi propongo un piccolo vademecum per rispondere a chi vi assicura di non poterla "imbroccare":
1) Ogni esercizio commerciale in cui si somministrano alimenti deve disporre di acqua potabile (altrimenti non potrebbe lavorare). Ciò è anche attestato dalla Autorizzazione igienico sanitaria (il riferimento normativo è la legge numero 283 del 1962 e il regolamento comunitario numero 852/2004) senza la quale non si può aprire un bar o un ristorante.
2) Non esiste alcun obbligo di legge a vendere acqua minerale in bottiglia.
3) Nessun esercizio può rifiutare l’acqua del rubinetto; si può eventualmente discutere se tale servizio deve essere pagato oppure no (potrebbe comunque essere incluso nel “coperto”, com’è sempre stato).

Quindi, seguendo il consiglio di Camilla Lattanzi “a casa, ma anche al ristorante, in pizzeria, al bar, all’esercente che vi dirà che non può servirvi l’acqua del rubinetto spiegate che non è vero”. Questa è la storia di un’idea che si diffonde.

Clicca qui per aderire all’appello.

Alessandro Ingegno

Fonte:Yes life

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