venerdì 3 ottobre 2008

Mafia e potere


Il 16 settembre 2008 si è tenuto a Milano, a Palazzo Marino, un dibattito pubblico per la ricorrenza del 30° anniversario della morte di Peppino Impastato, dal titolo “Mafia e potere a Milano a 100 passi dal duomo”.
Il dibattito è stato molto interessante.
Il tema è importantissimo, perché è evidente che siamo, nel nostro Paese, a una fase “nuova” della dinamica delle organizzazioni mafiose.
“Eliminati” i mafiosi con la coppola, i Reina, i Santapaola, i Provenzano, la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra non sono affatto finite.Esse vivono e prosperano più che mai e, anzi, paradossalmente è quasi certo che abbiamo preso infine i Reina, i Santapaola e i Provenzano proprio perché alle mafie quelli come loro non servivano più.
E’ accaduto alle mafie quello che accade anche alle imprese.
C’è stato il tempo in cui l’impresa si faceva secondo certe logiche per così dire artigianali del dopo guerra.
Ma poi sono arrivati i figli di quegli imprenditori che la fanno in tutt’altro modo.
Mentre i loro padri mettevano da parte i soldi a poco a poco e parlavano ancora il dialetto, le nuove generazioni di imprenditori parlano le lingue e compiono audaci operazioni finanziarie.
Così, della mafia, della ‘nrangheta, della camorra vivono e operano oggi le “nuove generazioni”.
Le organizzazioni criminali oggi non sono più bassa manovalanza che ha contatti con il potere e l’economia.
Sono pezzi perfettamente integrati del potere e dell’economia.
Non tengono più i soldi sotto il mattone e non si parlano con i “pizzini”.
Non ammazzano i giudici. Li fanno trasferire.Non ammazzano i giornalisti.
Li licenziano.
Non chiedono i subappalti del movimento terra, ma partecipazioni azionarie.
Non chiedono qualche centinaia di euro di pizzo, ma il finanziamento di un’opera pubbica.
Questo, ovviamente, condiziona insuperabilmente le dinamiche politiche ed economiche del Paese.
Chi ha potere – politico ed economico – ha anche legami dai quali non è possibile defilarsi a piacimento.Certe relazioni producono condizionamenti insuperabili.
Difesa da tutto questo dovrebbero essere le leggi e i tribunali.
Proprio per questo i tribunali sono in corso di smantellamento e le leggi non sono più qualcosa di prestabilito da rispettare tutti, ma qualcosa che si cambia al bisogno per venire incontro alle esigenze di chi le può fare e disfare.
Il Parlamento non è più il luogo dove si discutono e si perseguono gli interessi generali del Paese, ma una sorta di proprietà privata di pochi segretari di partito che designano chi deve occuparlo e vi installano i portatori di tanti grandi e piccoli interessi privati.
Ciò che il potere e l’economia hanno sempre fatto nel nostro Paese è tentare di fare credere che i legami con le organizzazioni criminali non ci fossero o fossero del tutto accidentali e occasionali.
Purtroppo è assolutamente evidente che non è così.I casi che lo dimostrano sono centinaia.
Basterebbe per tutti la vicenda di Michele Sindona e delle sue banche.
Riportiamo qui sei video tratti da Youtube (non li abbiamo messi lì noi e, dunque, non sappiamo quanto ci resteranno).I primi tre sono relativi all’intervento di Gianni Barbacetto al dibattito del 16 settembre a Milano.
Gli altri tre sono tratti dalla trasmissione della Rai Blu Notte.GUARDA I VIDEO

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Il 16 settembre 2008 si è tenuto a Milano, a Palazzo Marino, un dibattito pubblico per la ricorrenza del 30° anniversario della morte di Peppino Impastato, dal titolo “Mafia e potere a Milano a 100 passi dal duomo”.
Il dibattito è stato molto interessante.
Il tema è importantissimo, perché è evidente che siamo, nel nostro Paese, a una fase “nuova” della dinamica delle organizzazioni mafiose.
“Eliminati” i mafiosi con la coppola, i Reina, i Santapaola, i Provenzano, la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra non sono affatto finite.Esse vivono e prosperano più che mai e, anzi, paradossalmente è quasi certo che abbiamo preso infine i Reina, i Santapaola e i Provenzano proprio perché alle mafie quelli come loro non servivano più.
E’ accaduto alle mafie quello che accade anche alle imprese.
C’è stato il tempo in cui l’impresa si faceva secondo certe logiche per così dire artigianali del dopo guerra.
Ma poi sono arrivati i figli di quegli imprenditori che la fanno in tutt’altro modo.
Mentre i loro padri mettevano da parte i soldi a poco a poco e parlavano ancora il dialetto, le nuove generazioni di imprenditori parlano le lingue e compiono audaci operazioni finanziarie.
Così, della mafia, della ‘nrangheta, della camorra vivono e operano oggi le “nuove generazioni”.
Le organizzazioni criminali oggi non sono più bassa manovalanza che ha contatti con il potere e l’economia.
Sono pezzi perfettamente integrati del potere e dell’economia.
Non tengono più i soldi sotto il mattone e non si parlano con i “pizzini”.
Non ammazzano i giudici. Li fanno trasferire.Non ammazzano i giornalisti.
Li licenziano.
Non chiedono i subappalti del movimento terra, ma partecipazioni azionarie.
Non chiedono qualche centinaia di euro di pizzo, ma il finanziamento di un’opera pubbica.
Questo, ovviamente, condiziona insuperabilmente le dinamiche politiche ed economiche del Paese.
Chi ha potere – politico ed economico – ha anche legami dai quali non è possibile defilarsi a piacimento.Certe relazioni producono condizionamenti insuperabili.
Difesa da tutto questo dovrebbero essere le leggi e i tribunali.
Proprio per questo i tribunali sono in corso di smantellamento e le leggi non sono più qualcosa di prestabilito da rispettare tutti, ma qualcosa che si cambia al bisogno per venire incontro alle esigenze di chi le può fare e disfare.
Il Parlamento non è più il luogo dove si discutono e si perseguono gli interessi generali del Paese, ma una sorta di proprietà privata di pochi segretari di partito che designano chi deve occuparlo e vi installano i portatori di tanti grandi e piccoli interessi privati.
Ciò che il potere e l’economia hanno sempre fatto nel nostro Paese è tentare di fare credere che i legami con le organizzazioni criminali non ci fossero o fossero del tutto accidentali e occasionali.
Purtroppo è assolutamente evidente che non è così.I casi che lo dimostrano sono centinaia.
Basterebbe per tutti la vicenda di Michele Sindona e delle sue banche.
Riportiamo qui sei video tratti da Youtube (non li abbiamo messi lì noi e, dunque, non sappiamo quanto ci resteranno).I primi tre sono relativi all’intervento di Gianni Barbacetto al dibattito del 16 settembre a Milano.
Gli altri tre sono tratti dalla trasmissione della Rai Blu Notte.GUARDA I VIDEO

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