lunedì 6 ottobre 2008

l'Italia è ancora una democrazia?




La situazione è grave e i segnali della fuori uscita del nostro paese dalla legalità democratica si susseguono ormai da decenni. Partiamo dagli ultimi.

Ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto a Napoli: «E' mia intenzione procedere con un decreto legge su ogni materia che riterrò necessaria, anche imponendo al Parlamento di approvarlo».

Attraverso l'abuso della decretazione d'urgenza, i Governi hanno di fatto espropriato il potere legislativo del Parlamento. Nonostante il fatto che la costituzione lo preveda come strumento solo per situazioni eccezionali, nella prassi del nostro paese ha assunto il ruolo di via ordinaria e privilegiata di legislazione. Nella XV legislatura (2006-2008) le leggi di iniziativa governativa sono state l'88% del totale, mentre nella XIV legislatura (2001-2006) il 78%. Non è più il Parlamento a fare le leggi, ma il Governo, con buona pace del principio di divisione dei poteri.

Sempre ieri il Consiglio di Stato ha impedito, a tre giorni dal suo svolgimento, un referendum tra i cittadini di Vicenza sulla base militare nell'area dell'aeroporto "Dal Molin", con l'argomentazione secondo cui, essendo la decisione già stata presa e non modificabile dalle autorità locali, il pronunciamento dei cittadini sarebbe inutile.
Purtroppo il pronunciamento dei cittadini è sempre più considerato inutile perché trattato come tale dalle istituzioni. Dall'introduzione nell'ordinamento italiano del referendum (avvenuta soltanto nel 1970, con oltre vent'anni di ritardo rispetto all'approvazione della Costituzione che lo prevedeva) all'ultima consultazione referendaria nazionale (2005) sono stati promossi ben 137 referendum; la Corte Costituzionale ne ha bocciati 67 attraverso la creazione di una giurisprudenza ritenuta da molti non coincidente con il dettato costituzionale e a difesa degli interessi costituiti. Su 59 quesiti votati dagli elettori, 42 hanno visto la vittoria del "sì", ma soltanto 19 di questi referendum sono risultati validi, perché 24 non hanno raggiunto il quorum dei votanti previsto dalla legge (50% + 1 degli aventi diritto) a causa di campagne astensioniste condotte dai maggiori partiti politici. Ben 5 referendum vinti sono poi stati traditi dal Parlamento con l'approvazione di leggi in contrasto con la volontà espressa dai cittadini.

Da mesi il Parlamento non elegge il presidente della Commissione di vigilanza sulla RAI, un organo di garanzia fondamentale previsto dalla legge, e ormai da oltre un anno e mezzo omette di eleggere un giudice della Corte costituzionale, facendo mancare il plenum del giudice supremo, e influendo così indebitamente sulla formazione della volontà della Corte e sul suo corretto funzionamento.

Non parliamo poi della giustizia
, cioé la garanzia del rispetto di tutti i diritti di tutti i cittadini. Un sistema al collasso.

Sono 9 milioni i processi attualmente pendenti. Il tempo medio per ottenere giustizia è di sei anni per i processi penali e di otto anni per i civli. Solo nel 2007, su 144.047 prescrizioni, ben 116.207 sono state definite in fase di indagine preliminare, ossia senza alcun esercizio dell'azione penale da parte dei Pubblici Ministeri. Come afferma il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Alvaro Gil-Robles nel rapporto sulla sua visita in Italia del giugno 2005, «circa il 30% della popolazione italiana è in attesa di una decisione giudiziaria».

Proseguiamo con la legge elettorale, quella che regola il diritto di voto dei cittadini, uno dei fondamenti di ogni democrazia.

La Corte costituzionale, nella sentenza di ammissibilità dei referendum proposti per abrogare l'attuale legge significativamente denominata "Prorcellum", ha chiaramente avvertito che qualora essa fosse chiamata a pronunciarsi sulla legge elettorale considererebbe incostituzionale una norma «che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima». (Sentenza 15/2008)

In occasione delle elezioni regionali del 2000, delle europee del 2004 e di nuovo delle regionali del 2005 si sono verificate serie violazioni della legge per quanto riguarda la raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali. Commentando lo scandalo di interi elenchi di falsi firmatari esploso alla regionali del 2005, il settimanale britannico The Economist ha scritto: «La campagna ha mostrato non solo un'allarmante indifferenza nei confronti della legge da parte di entrambi gli schieramenti, ma anche un sistema giudiziario che quasi provoca sdegno - viziato da una legislazione inapplicabile, disonestà legulèica e una indistinta separazione tra il giudiziario e l'esecutivo».

Secondo il rapporto Transparency International il grado di legalità in Italia per il 2008 si assesta ai medesimi livelli delle Seychelles (55° posto), mentre secondo i dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate l'evasione fiscale ha raggiunto quasi un quinto del prodotto interno lordo (precisamente il 19,2% del Pil).

Alla fine del 2005 (ultimi dati disponibili Istat) su un totale di 24 milioni di lavoratori, 2 milioni e 951mila risultavano in nero e nel 2006 (ultimi dati disponibili) il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso economico era compreso tra un minimo del 15,3% del Pil (pari a circa 227 miliardi di euro) e un massimo del 16,9% (circa 250 miliardi di euro).

Secondo i dati diffusi dall'Alto commissariato anticorruzione, nel biennio 2006-2007 sono stati denunciati in Italia 6752 dipendenti della pubblica amministrazione per corruzione, truffa e illeciti amministrativi, la metà dei quali nel solo settore sanitario: secondo il direttore dell'Alto Commissariato, si tratta di dati che superano perfino i livelli raggiunti all'epoca Tangentopoli.

Nelle spiagge del Lazio si registra un abuso edilizio ogni 1.000 metri. Legambiente denunzia impennate della caccia di frodo e degli incendi dolosi in tutto il Paese. La gestione dei rifiuti è in mano a organizzazioni mafiose che violano qualsiasi legge a difesa del territorio e della salute. Nello spazio di un anno, tra il 2006 e il 2007, le infrazioni accertate ai danni dell'ambiente sono passate da 23.668 (65 al giorno!) a 30.124 (85 al giorno!), permettendo ai boss delle ecomafie di fatturare qualcosa come 20 miliardi di euro, pari a un quinto degli affari complessivi delle organizzazioni criminali radicate nel Belpaese.

Con questi dati abbiamo tentato di illustrare in maniera quanto più esauriente possibile i numerosi volti del cosiddetto "caso Italia", per mostrare come anche le questioni apparentemente più astratte influiscano di fatto sulla vita di ciascuno e come le cause dell'assenza dello stato di diritto nel nostro paese siano innanzitutto da ricondursi al vertice istituzionale, con effetti che poi si ripercuotono in tutti gli ambiti della società.

Estratto da e-mail partecipazione BarCamp di Diego Galli, Margherita Fabbri, Simone Sapienza
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La situazione è grave e i segnali della fuori uscita del nostro paese dalla legalità democratica si susseguono ormai da decenni. Partiamo dagli ultimi.

Ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto a Napoli: «E' mia intenzione procedere con un decreto legge su ogni materia che riterrò necessaria, anche imponendo al Parlamento di approvarlo».

Attraverso l'abuso della decretazione d'urgenza, i Governi hanno di fatto espropriato il potere legislativo del Parlamento. Nonostante il fatto che la costituzione lo preveda come strumento solo per situazioni eccezionali, nella prassi del nostro paese ha assunto il ruolo di via ordinaria e privilegiata di legislazione. Nella XV legislatura (2006-2008) le leggi di iniziativa governativa sono state l'88% del totale, mentre nella XIV legislatura (2001-2006) il 78%. Non è più il Parlamento a fare le leggi, ma il Governo, con buona pace del principio di divisione dei poteri.

Sempre ieri il Consiglio di Stato ha impedito, a tre giorni dal suo svolgimento, un referendum tra i cittadini di Vicenza sulla base militare nell'area dell'aeroporto "Dal Molin", con l'argomentazione secondo cui, essendo la decisione già stata presa e non modificabile dalle autorità locali, il pronunciamento dei cittadini sarebbe inutile.
Purtroppo il pronunciamento dei cittadini è sempre più considerato inutile perché trattato come tale dalle istituzioni. Dall'introduzione nell'ordinamento italiano del referendum (avvenuta soltanto nel 1970, con oltre vent'anni di ritardo rispetto all'approvazione della Costituzione che lo prevedeva) all'ultima consultazione referendaria nazionale (2005) sono stati promossi ben 137 referendum; la Corte Costituzionale ne ha bocciati 67 attraverso la creazione di una giurisprudenza ritenuta da molti non coincidente con il dettato costituzionale e a difesa degli interessi costituiti. Su 59 quesiti votati dagli elettori, 42 hanno visto la vittoria del "sì", ma soltanto 19 di questi referendum sono risultati validi, perché 24 non hanno raggiunto il quorum dei votanti previsto dalla legge (50% + 1 degli aventi diritto) a causa di campagne astensioniste condotte dai maggiori partiti politici. Ben 5 referendum vinti sono poi stati traditi dal Parlamento con l'approvazione di leggi in contrasto con la volontà espressa dai cittadini.

Da mesi il Parlamento non elegge il presidente della Commissione di vigilanza sulla RAI, un organo di garanzia fondamentale previsto dalla legge, e ormai da oltre un anno e mezzo omette di eleggere un giudice della Corte costituzionale, facendo mancare il plenum del giudice supremo, e influendo così indebitamente sulla formazione della volontà della Corte e sul suo corretto funzionamento.

Non parliamo poi della giustizia
, cioé la garanzia del rispetto di tutti i diritti di tutti i cittadini. Un sistema al collasso.

Sono 9 milioni i processi attualmente pendenti. Il tempo medio per ottenere giustizia è di sei anni per i processi penali e di otto anni per i civli. Solo nel 2007, su 144.047 prescrizioni, ben 116.207 sono state definite in fase di indagine preliminare, ossia senza alcun esercizio dell'azione penale da parte dei Pubblici Ministeri. Come afferma il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Alvaro Gil-Robles nel rapporto sulla sua visita in Italia del giugno 2005, «circa il 30% della popolazione italiana è in attesa di una decisione giudiziaria».

Proseguiamo con la legge elettorale, quella che regola il diritto di voto dei cittadini, uno dei fondamenti di ogni democrazia.

La Corte costituzionale, nella sentenza di ammissibilità dei referendum proposti per abrogare l'attuale legge significativamente denominata "Prorcellum", ha chiaramente avvertito che qualora essa fosse chiamata a pronunciarsi sulla legge elettorale considererebbe incostituzionale una norma «che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima». (Sentenza 15/2008)

In occasione delle elezioni regionali del 2000, delle europee del 2004 e di nuovo delle regionali del 2005 si sono verificate serie violazioni della legge per quanto riguarda la raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali. Commentando lo scandalo di interi elenchi di falsi firmatari esploso alla regionali del 2005, il settimanale britannico The Economist ha scritto: «La campagna ha mostrato non solo un'allarmante indifferenza nei confronti della legge da parte di entrambi gli schieramenti, ma anche un sistema giudiziario che quasi provoca sdegno - viziato da una legislazione inapplicabile, disonestà legulèica e una indistinta separazione tra il giudiziario e l'esecutivo».

Secondo il rapporto Transparency International il grado di legalità in Italia per il 2008 si assesta ai medesimi livelli delle Seychelles (55° posto), mentre secondo i dati diffusi dall'Agenzia delle Entrate l'evasione fiscale ha raggiunto quasi un quinto del prodotto interno lordo (precisamente il 19,2% del Pil).

Alla fine del 2005 (ultimi dati disponibili Istat) su un totale di 24 milioni di lavoratori, 2 milioni e 951mila risultavano in nero e nel 2006 (ultimi dati disponibili) il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso economico era compreso tra un minimo del 15,3% del Pil (pari a circa 227 miliardi di euro) e un massimo del 16,9% (circa 250 miliardi di euro).

Secondo i dati diffusi dall'Alto commissariato anticorruzione, nel biennio 2006-2007 sono stati denunciati in Italia 6752 dipendenti della pubblica amministrazione per corruzione, truffa e illeciti amministrativi, la metà dei quali nel solo settore sanitario: secondo il direttore dell'Alto Commissariato, si tratta di dati che superano perfino i livelli raggiunti all'epoca Tangentopoli.

Nelle spiagge del Lazio si registra un abuso edilizio ogni 1.000 metri. Legambiente denunzia impennate della caccia di frodo e degli incendi dolosi in tutto il Paese. La gestione dei rifiuti è in mano a organizzazioni mafiose che violano qualsiasi legge a difesa del territorio e della salute. Nello spazio di un anno, tra il 2006 e il 2007, le infrazioni accertate ai danni dell'ambiente sono passate da 23.668 (65 al giorno!) a 30.124 (85 al giorno!), permettendo ai boss delle ecomafie di fatturare qualcosa come 20 miliardi di euro, pari a un quinto degli affari complessivi delle organizzazioni criminali radicate nel Belpaese.

Con questi dati abbiamo tentato di illustrare in maniera quanto più esauriente possibile i numerosi volti del cosiddetto "caso Italia", per mostrare come anche le questioni apparentemente più astratte influiscano di fatto sulla vita di ciascuno e come le cause dell'assenza dello stato di diritto nel nostro paese siano innanzitutto da ricondursi al vertice istituzionale, con effetti che poi si ripercuotono in tutti gli ambiti della società.

Estratto da e-mail partecipazione BarCamp di Diego Galli, Margherita Fabbri, Simone Sapienza

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