In un dossier di 250 pagine WWF, Legambiente e Italia Nostra spiegano perché l'infrastruttura non è "realizzabile".
Di Gianni Monaco
Gli ambientalisti sono fortemente contrari alla realizzazione del ponte di Messina. Non è certo una novità. Il fatto nuovo è che, da un mese a questa parte, chi considerava che dietro l'opposizione al ponte ci fosse la pura retorica celante l'avversità al progresso, ha un ottimo motivo in più per ricredersi.
Lo scorso 19 febbraio WWF, Italia Nostra e Legambiente hanno presentato alla stampa i dati raccolti nelle 250 pagine di dossier in cui spiegano perché dicono "no" alla costruzione del ponte sullo Stretto. Lo stesso fascicolo è stato fatto pervenire al Ministero per l'Ambiente.
Lo studio, definito da Gaetano Benedetto (WWF) "il più importante e approfondito che le associazioni ambientaliste abbiano mai realizzato" è di indubbia scientificità, essendo opera di esperti in vari settori: economia, geologia, sismologia, urbanistica, architettura.
Queste, in breve, le critiche alla costruzione del ponte che emergono dal dossier.
Per quanto riguarda gli aspetti economici, il ponte sarà realizzato per intero con l'apporto di capitali pubblici. Un dispendio enorme di risorse che lascerà irrisolti i grandi problemi infrastrutturali della Sicilia: quelli delle ferrovie e dell'approvvigionamento idrico sono i più lampanti. Un treno impiega oggi ben 4 ore per andare da Messina a Palermo, 5 per andare da Messina ad Agrigento e 6 per arrivare a Ragusa da Messina. Un capitolo a parte meriterebbe l'ancestrale problema idrico dell'isola.
Servirà il ponte ad aumentare almeno i traffici verso la Sicilia? I dati resi noti da WWF, Italia Nostra e Legambiente, dicono che, tra il 1991 e il 1999, il numero di passaggi di auto, moto e autotreni è diminuito di quasi il 10%. Tra il 1995 e il 1999 invece, i transiti effettuati in aereo sono aumentati del 46%.
A fronte di questi dati, piuttosto eloquenti, la scelta del ponte appare quanto meno anacronistica.
Per quel che riguarda i riflessi occupazionali, la realizzazione dell'opera porterà alla perdita netta di quasi 1.000 posti di lavoro. Sono di più, infatti, gli occupati nel settore della navigazione a rischio di licenziamento, ma non coloro che troveranno impiego nei cantieri che dovranno realizzare l'opera.
Molto più gravi sono comunque i rischi sismici legati alla realizzazione dell'infrastruttura. Nel 1908, a Messina, si registrò un disastroso terremoto di magnitudo pari al grado 7,1 della scala Richter. Nel mondo però, ricordano gli ambientalisti, si sono verificati terremoti che sono arrivati fino a magnitudo 8,9. Alcuni di essi sono durati anche più di un minuto: quello avvenuto pochi giorni fa in Asia ne è la testimonianza più eloquente e drammatica.
Recenti studi hanno inoltre messo in evidenza come, potenzialmente, i movimenti geologici possano portare a un allontanamento di Sicilia e Calabria pari a un metro ogni tre anni.
Fatte queste necessarie considerazioni di ordine geofisico e geologico, un'opera colossale, come sarebbe la costruzione del ponte, non è assolutamente "realizzabile".
Nel loro approfondito rapporto, gli ambientalisti sottolineano poi la superficialità, oltre che l'esosità, degli studi compiuti dalla società che si dovrà occupare della realizzazione dell'infrastruttura. Ben 100, secondo WWF, Italia Nostra e Legambiente, le lacune dei progetti fatti redigere in precedenza.
In particolare, troppo generiche e approssimative appaiono le indagini geologiche, geotecniche e quelle relative all'ambiente idrico. E superficiali sono anche gli studi relativi all'impatto del ponte sull'ecosistema, il paesaggio e l'urbanistica.
Sottovalutati sono infine i rischi di inquinamento atmosferico, acustico e ambientale prodotti dall'opera.
Non abbiamo sin qui parlato degli appetiti della mafia, con tanto di inchieste giudiziarie in corso, in merito alla costruzione del ponte. Quando si parla di infrastrutture da realizzare in Sicilia, la cosa è sottintesa.
Fonti: www.wwf.it; www.verdi.it (consultazione: marzo 2005)
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