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venerdì 12 settembre 2008
Lettera ai professori di regime, del nord e del sud
IL CONVEGNO DI GAETA Nel novembre del 2000 si è tenuto a Gaeta un convegno sull’assedio della città del 1860-61, le voci dei convenuti si sono levate alte e roboanti dalla fortezza assediata dall’ignoranza. La stampa nazionale ha parlato di revisionismo. Il Brigante, settimanale napoletano che sta tentando di infondere nei meridionali la cultura della nostra storia, così ha descritto quell’avvenimento:
“…il Risorgimento, l’invasione, i massacri dei piemontesi ai danni delle popolazioni meridionali, il brigantaggio, i flussi migratori, l’assalto di liberali e massoni contro la Chiesa e il Sud. Sui “silenzi” della storia ufficiale si sono confrontati a Gaeta storici, giornalisti, magistrati, studiosi, scrittori. E’ la risposta “revisionista” ai sostenitori del Risorgimento e dell’antirevisionismo, la presenza organizzata che in questi mesi ha animato le pagine di tutti i giornali nazionali. E non solo: dall’aula magna del Comando Scuola Nautica della Guardia di Finanza è partita l’esigenza, avvertita successivamente anche dalla Regione Lazio di rileggere e rivedere la storia studiata a scuola. ( Il Brigante, settinanale per il Sud, sabato 25 novembre 2000) L’effetto è stato fruttifero. Il Presidente della Regione Lazio, on. Storace, sentito l’eco prodotta dai convegnisti, gettò un sasso in piccionaia. Anche se da una sede impropria quale è un Consiglio Regionale, fu sparata politicamente la prima schioppettata giusta contro la mistificazione ed i silenzi della storia, pane quotidiano di tutti gli idealisti d’Italica progenie: marxisti, fascisti, liberali, cattolici traditori di Cristo e pagnottisti. Questa genia di malfattori, consapevolmente o inconsapevolmente detta e scrive esclusivamente ciò che il Grande Vecchio decide.
Il Grande Vecchio è quella tal massoneria infiltrata nella carogna di una nazione come l’Italia inserita nella carcassa infetta europea, anglo-sassone e americana. Professori, docenti, cattedratici, storici, antropologi, politici, pedagoghi, retori e pennivendoli, di destra e di sinistra, sono quasi tutti al servizio della massoneria che controlla l’economia universale, la bomba atomica, la verità assoluta. La storia la scrivono i vincitori. Unico assioma sul quale siamo tutti d’accordo.
La verità storica dovrebbe essere la risultante della valutazione critica delle due storie: quella dei vinti e quella dei vincitori. Si scoprirebbe che le foibe più che essere opera dei comunisti è precipua produzione della ferocia croata sollecitata dal peregrino imperialismo savoiardo. In Jugoslavia vi fu una vera pulizia etnica da parte delle truppe piemontesi ( ci rifiutiamo di chiamarle italiane). Prima che essere fascista o comunista, uno può essere e rimanere cretino.
Sta di fatto che nel 1861 è stato schiacciato l’interruttore che ha spento la luce sulla verità storica dell’Italia. La massoneria ha manipolato gli handicappati mercenari risorgimentali, mandati nella prigione dell’oblio, dopo i misfatti compiuti nelle Due Sicilie. L’unità d’Italia è stata decisa nella cupola anglo-sassone e trasportata da Parigi a Roma. I post-comunisti ed i post-fascisti nonché i feccisti liberali e massoni attuali possono risultare essere una multiforme masnada di ignoranti che nulla sanno dell’aurea civiltà della Magna Grecia, delle nobili orme che ha lasciato nella vera Italia e che è sfociata nella grande solidarietà francescana e, nel Regno delle Due Sicilie fiorente, economicamente più avanzato, nella intera Europa che ha portato al vangelo praticato a San Leucio ( andatevelo a studiare) e ai vari Alberghi dei Poveri sparsi sul territorio eliminando la povertà.
Post-fascisti e post-comunisti si trovano oggi ad osannare insieme un Risorgimento che ha mobilitato migliaia di lerci burrattini ( pedofili, negrieri, avventurieri, predoni, assassini e criminali di guerra) tutti manipolati ad arte dalla massoneria europea per l’invasione, la distruzione e la cancellazione della cultura della Magna Grecia, del Cristianesimo e il massacro metodico dei popoli autenticamente italici. I massoni piemontesi hanno distrutto i partigiani dell’epoca fatti passare per briganti con buona pace della verità storica e delle foibe di Gaeta dimenticate, ( duemila morti accatastati in una fossa) come dimenticati sono stati il milione di morti meridionali scannati dai savoiardi.
Nell’ultimo secolo contro la massoneria si sono schierati solo Mussolini a cui è stato fatta fare una brutta fine; Antonio Gramsci fatto morire in un carcere fascista e il novello Masaniello Bossi che dalla massoneria dovrà attendersi il peggio. La storia dei testi scolastici, le enciclopedie, i giornali, i mezzi di comunicazione in genere, i settimanali, sono tutti o quasi governati o filtrati dal Grande Vecchio. I docenti delle scuole italiche, quasi tutti, sono i prodotti delle università dirette e controllate dai massoni. Gli storici veri sono stati posti all’indice, i loro scritti considerati apocrifi.
Questi storici, spesso calunniati o denunciati, non riescono a svolgere il ruolo di contraddittori così come pretenderebbe una scuola libera e moderna. Tesi, antitesi e sintesi è ciò che una filosofia effettivamente libera e moderna è avulsa nelle nostre scuole, mortificando il senso critico del discente a cui la società si rivolge per programmare il proprio futuro. Professori, docenti, insegnanti, politici, continuate pure a sventolare le vostre bandiere, i cui colori simboleggiano i vostri ideali, ammesso che ne abbiate, ma sappiate che ogni bandiera è fatta di stoffa, quella che voi non avete.
Alcuni di questi professori, massimi coglioni del sistema, oggi si stanno adattando al revisionismo storico scritto da Gramsci, da Manna, da Nitti, da Dotto e da altri volenterosi in epoca moderna. Secondo questi Massimi Coglioni la rivoluzione francese e il risorgimento avrebbero generato il comunismo, male supremo dell’umanità. La rivoluzione francese è una rivoluzione borghese, e il giacobinismo è soltanto l’ideologia della casta danarosa che ha preso il potere scalzando a colpi di ghigliottina non solo i nobili ma anche e soprattutto la classe contadina ed operaia che ad essa si era opposta. Il Risorgimento italiano è stato solo l’apotesi di quella rivoluzione e ciò ha comportato per il Sud d’Italia solo morte, fame e disperazione.
Cavour, cari esimii professori non era comunista ma liberale, Ricasoli pure e così tutti i presidenti del Consiglio che l’autonominatosi Regno d’Italia ha avuto: nessuno era comunista. Erano tutti liberali o socialisti da loggia e da sinagoga. La paura del socialismo ha generato nella Padania di Bossi il fascismo, fatto nascere dai latifondisti e dai capitalisti di quelle lande ancora da bonificare. Questi storici, revisionisti a gettone, sono i più pericolosi e sono tutti al servizio del Grande Vecchio. Coglioni erano prima e coglioni son rimasti.
Il Grande Vecchio ha inaridito il mondo, lo ha affamato e si continua, tramite i mass media, a mentire su chi ha causato tale catastrofe. Il marxismo ha colpe tremende, è vero, ma non è stato la causa della catastrofe che sta investendo la Terra, è stato solo un effetto dovuto alla capacità dei capitalisti a produrre profitti sempre più corposi e a non risolvere i problemi connessi alle loro ricchezze. Abbattuta la potenza sovietica, la Trilateral ha mano libera sulle risorse della Terra. Le multinazionali stanno desertificando i continenti, e non solo, l’aria non è più pura come una volta, l’effetto serra si sta abbattendo come un ciclone, anche su di essi.
In Italia vi è in atto una revisione storica profonda, alcuni intellettuali di formazione massonica e liberaleggiante, storici di professione e di regime, visto la pericolosità dei veri revisionisti si stanno cimentando nel difficile compito di plasmare la storia ai loro dettami: <<…parliamo della storiografia neoliberale,vulgo revisionismo storiografico. L’idea di fondo, che trapela dalla predicazione dei Della Loggia, Panebianco, o di <> come Perfetti e Romano - sull’onda di De Felice - è quella di una ricucitura con l’Italia prefascista e fascista. Non a pro di una riscoperta politica del ventennio, bensì di una sua <<>> nella vicenda dell’Italia liberale e delle sue classi dirigenti: risposta elastica e obbligata al sovversivismo del primo dopoguerra, intrise di <> e da non demonizzare. È una tesi omologa a quella di Ernst Nolte, protesa a liberare la Germania dalla colpa nazista e a leggere il nazismo come replica conservatrice al comunismo…” ( Bruno Gravagnuolo, L’Unità. Domenica 13 gennaio, 2001, pag. 27) Noi invece stiamo con Gramsci, con Manna, con Ciaramaglia, con Dotto. Noi condanniamo il liberalismo, il liberismo economico, il Risorgimento.
Cari storici, cari giornalisti revisionisti, potete girarla come volete ma per il Sud quelle ideologie sono state nefaste, sono state mortali e lo saranno per il mondo intero se non si mette mano ad una profonda revisione storica e critica nei confronti dei misfatti prodotti da chi ci ha regalato quella che ancora oggi vi affannate a chiamare unità d’Italia o rivoluzione liberale. Continuate a sguazzare in questo sistema o mercenari dell’informazione, o storici di regime, ma sappiate che tutto ha un limite, la verità storica non ha bisogno di voi, abbiate l’umiltà di mettervi da parte.
Nel 2011 vi saranno i festeggiamenti del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia; lo stao liberale e massone ha investito grandi quantità di denaro per l’occasione: ben 500 milioni di euro sono stati assegnati al Piemonte per la ristrutturazione dei beni demaniali dei Savoia, altri 150 alle città che hanno o che avrebbero partecipato alla curèe risorgimentale. Questi soloni non sanno che l’Italia fu unita dai romani 2000 anni fa e che prima ancora era confederata. Questi soloni non sanno che alla unione geografica mancano ancora sette regioni: la Contea di Nizza e la Savoia, entrambe vendute alla Francia dal massone e traditore della nostra patria nonchè momarchico e criminale di Guerra per aver attaccato il Sud senza dichiarazione di guerra, parliamo del Conte Camillo Benso di Cavour. Manca il Canton Ticino,svenduto dal milanese Ludovico il Moro perchè le casse lombarde erano a secco. Manca l’Istria e manca la Dalmazia, entrambe perse da Mussolini a causa della seconda guerra mondiale. Manca la Corsica, venduta dai genovesi alla Francia. Manca Malta, rubata manu militari al Regno di Napoli dagli inglesi,allora massima potenza economico-militare sulla faccia della terra.
Mancano sette regioni, mettetele insieme e vi accorgete che manca mezza italia. Facciamoli festeggiare.Noi ricordiamo e ricorderemo le stragi e gli eccidi dei savoia, dei liberali e del fascismo. Sono state centinaia.
IL CONVEGNO DI GAETA Nel novembre del 2000 si è tenuto a Gaeta un convegno sull’assedio della città del 1860-61, le voci dei convenuti si sono levate alte e roboanti dalla fortezza assediata dall’ignoranza. La stampa nazionale ha parlato di revisionismo. Il Brigante, settimanale napoletano che sta tentando di infondere nei meridionali la cultura della nostra storia, così ha descritto quell’avvenimento:
“…il Risorgimento, l’invasione, i massacri dei piemontesi ai danni delle popolazioni meridionali, il brigantaggio, i flussi migratori, l’assalto di liberali e massoni contro la Chiesa e il Sud. Sui “silenzi” della storia ufficiale si sono confrontati a Gaeta storici, giornalisti, magistrati, studiosi, scrittori. E’ la risposta “revisionista” ai sostenitori del Risorgimento e dell’antirevisionismo, la presenza organizzata che in questi mesi ha animato le pagine di tutti i giornali nazionali. E non solo: dall’aula magna del Comando Scuola Nautica della Guardia di Finanza è partita l’esigenza, avvertita successivamente anche dalla Regione Lazio di rileggere e rivedere la storia studiata a scuola. ( Il Brigante, settinanale per il Sud, sabato 25 novembre 2000) L’effetto è stato fruttifero. Il Presidente della Regione Lazio, on. Storace, sentito l’eco prodotta dai convegnisti, gettò un sasso in piccionaia. Anche se da una sede impropria quale è un Consiglio Regionale, fu sparata politicamente la prima schioppettata giusta contro la mistificazione ed i silenzi della storia, pane quotidiano di tutti gli idealisti d’Italica progenie: marxisti, fascisti, liberali, cattolici traditori di Cristo e pagnottisti. Questa genia di malfattori, consapevolmente o inconsapevolmente detta e scrive esclusivamente ciò che il Grande Vecchio decide.
Il Grande Vecchio è quella tal massoneria infiltrata nella carogna di una nazione come l’Italia inserita nella carcassa infetta europea, anglo-sassone e americana. Professori, docenti, cattedratici, storici, antropologi, politici, pedagoghi, retori e pennivendoli, di destra e di sinistra, sono quasi tutti al servizio della massoneria che controlla l’economia universale, la bomba atomica, la verità assoluta. La storia la scrivono i vincitori. Unico assioma sul quale siamo tutti d’accordo.
La verità storica dovrebbe essere la risultante della valutazione critica delle due storie: quella dei vinti e quella dei vincitori. Si scoprirebbe che le foibe più che essere opera dei comunisti è precipua produzione della ferocia croata sollecitata dal peregrino imperialismo savoiardo. In Jugoslavia vi fu una vera pulizia etnica da parte delle truppe piemontesi ( ci rifiutiamo di chiamarle italiane). Prima che essere fascista o comunista, uno può essere e rimanere cretino.
Sta di fatto che nel 1861 è stato schiacciato l’interruttore che ha spento la luce sulla verità storica dell’Italia. La massoneria ha manipolato gli handicappati mercenari risorgimentali, mandati nella prigione dell’oblio, dopo i misfatti compiuti nelle Due Sicilie. L’unità d’Italia è stata decisa nella cupola anglo-sassone e trasportata da Parigi a Roma. I post-comunisti ed i post-fascisti nonché i feccisti liberali e massoni attuali possono risultare essere una multiforme masnada di ignoranti che nulla sanno dell’aurea civiltà della Magna Grecia, delle nobili orme che ha lasciato nella vera Italia e che è sfociata nella grande solidarietà francescana e, nel Regno delle Due Sicilie fiorente, economicamente più avanzato, nella intera Europa che ha portato al vangelo praticato a San Leucio ( andatevelo a studiare) e ai vari Alberghi dei Poveri sparsi sul territorio eliminando la povertà.
Post-fascisti e post-comunisti si trovano oggi ad osannare insieme un Risorgimento che ha mobilitato migliaia di lerci burrattini ( pedofili, negrieri, avventurieri, predoni, assassini e criminali di guerra) tutti manipolati ad arte dalla massoneria europea per l’invasione, la distruzione e la cancellazione della cultura della Magna Grecia, del Cristianesimo e il massacro metodico dei popoli autenticamente italici. I massoni piemontesi hanno distrutto i partigiani dell’epoca fatti passare per briganti con buona pace della verità storica e delle foibe di Gaeta dimenticate, ( duemila morti accatastati in una fossa) come dimenticati sono stati il milione di morti meridionali scannati dai savoiardi.
Nell’ultimo secolo contro la massoneria si sono schierati solo Mussolini a cui è stato fatta fare una brutta fine; Antonio Gramsci fatto morire in un carcere fascista e il novello Masaniello Bossi che dalla massoneria dovrà attendersi il peggio. La storia dei testi scolastici, le enciclopedie, i giornali, i mezzi di comunicazione in genere, i settimanali, sono tutti o quasi governati o filtrati dal Grande Vecchio. I docenti delle scuole italiche, quasi tutti, sono i prodotti delle università dirette e controllate dai massoni. Gli storici veri sono stati posti all’indice, i loro scritti considerati apocrifi.
Questi storici, spesso calunniati o denunciati, non riescono a svolgere il ruolo di contraddittori così come pretenderebbe una scuola libera e moderna. Tesi, antitesi e sintesi è ciò che una filosofia effettivamente libera e moderna è avulsa nelle nostre scuole, mortificando il senso critico del discente a cui la società si rivolge per programmare il proprio futuro. Professori, docenti, insegnanti, politici, continuate pure a sventolare le vostre bandiere, i cui colori simboleggiano i vostri ideali, ammesso che ne abbiate, ma sappiate che ogni bandiera è fatta di stoffa, quella che voi non avete.
Alcuni di questi professori, massimi coglioni del sistema, oggi si stanno adattando al revisionismo storico scritto da Gramsci, da Manna, da Nitti, da Dotto e da altri volenterosi in epoca moderna. Secondo questi Massimi Coglioni la rivoluzione francese e il risorgimento avrebbero generato il comunismo, male supremo dell’umanità. La rivoluzione francese è una rivoluzione borghese, e il giacobinismo è soltanto l’ideologia della casta danarosa che ha preso il potere scalzando a colpi di ghigliottina non solo i nobili ma anche e soprattutto la classe contadina ed operaia che ad essa si era opposta. Il Risorgimento italiano è stato solo l’apotesi di quella rivoluzione e ciò ha comportato per il Sud d’Italia solo morte, fame e disperazione.
Cavour, cari esimii professori non era comunista ma liberale, Ricasoli pure e così tutti i presidenti del Consiglio che l’autonominatosi Regno d’Italia ha avuto: nessuno era comunista. Erano tutti liberali o socialisti da loggia e da sinagoga. La paura del socialismo ha generato nella Padania di Bossi il fascismo, fatto nascere dai latifondisti e dai capitalisti di quelle lande ancora da bonificare. Questi storici, revisionisti a gettone, sono i più pericolosi e sono tutti al servizio del Grande Vecchio. Coglioni erano prima e coglioni son rimasti.
Il Grande Vecchio ha inaridito il mondo, lo ha affamato e si continua, tramite i mass media, a mentire su chi ha causato tale catastrofe. Il marxismo ha colpe tremende, è vero, ma non è stato la causa della catastrofe che sta investendo la Terra, è stato solo un effetto dovuto alla capacità dei capitalisti a produrre profitti sempre più corposi e a non risolvere i problemi connessi alle loro ricchezze. Abbattuta la potenza sovietica, la Trilateral ha mano libera sulle risorse della Terra. Le multinazionali stanno desertificando i continenti, e non solo, l’aria non è più pura come una volta, l’effetto serra si sta abbattendo come un ciclone, anche su di essi.
In Italia vi è in atto una revisione storica profonda, alcuni intellettuali di formazione massonica e liberaleggiante, storici di professione e di regime, visto la pericolosità dei veri revisionisti si stanno cimentando nel difficile compito di plasmare la storia ai loro dettami: <<…parliamo della storiografia neoliberale,vulgo revisionismo storiografico. L’idea di fondo, che trapela dalla predicazione dei Della Loggia, Panebianco, o di <> come Perfetti e Romano - sull’onda di De Felice - è quella di una ricucitura con l’Italia prefascista e fascista. Non a pro di una riscoperta politica del ventennio, bensì di una sua <<>> nella vicenda dell’Italia liberale e delle sue classi dirigenti: risposta elastica e obbligata al sovversivismo del primo dopoguerra, intrise di <> e da non demonizzare. È una tesi omologa a quella di Ernst Nolte, protesa a liberare la Germania dalla colpa nazista e a leggere il nazismo come replica conservatrice al comunismo…” ( Bruno Gravagnuolo, L’Unità. Domenica 13 gennaio, 2001, pag. 27) Noi invece stiamo con Gramsci, con Manna, con Ciaramaglia, con Dotto. Noi condanniamo il liberalismo, il liberismo economico, il Risorgimento.
Cari storici, cari giornalisti revisionisti, potete girarla come volete ma per il Sud quelle ideologie sono state nefaste, sono state mortali e lo saranno per il mondo intero se non si mette mano ad una profonda revisione storica e critica nei confronti dei misfatti prodotti da chi ci ha regalato quella che ancora oggi vi affannate a chiamare unità d’Italia o rivoluzione liberale. Continuate a sguazzare in questo sistema o mercenari dell’informazione, o storici di regime, ma sappiate che tutto ha un limite, la verità storica non ha bisogno di voi, abbiate l’umiltà di mettervi da parte.
Nel 2011 vi saranno i festeggiamenti del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia; lo stao liberale e massone ha investito grandi quantità di denaro per l’occasione: ben 500 milioni di euro sono stati assegnati al Piemonte per la ristrutturazione dei beni demaniali dei Savoia, altri 150 alle città che hanno o che avrebbero partecipato alla curèe risorgimentale. Questi soloni non sanno che l’Italia fu unita dai romani 2000 anni fa e che prima ancora era confederata. Questi soloni non sanno che alla unione geografica mancano ancora sette regioni: la Contea di Nizza e la Savoia, entrambe vendute alla Francia dal massone e traditore della nostra patria nonchè momarchico e criminale di Guerra per aver attaccato il Sud senza dichiarazione di guerra, parliamo del Conte Camillo Benso di Cavour. Manca il Canton Ticino,svenduto dal milanese Ludovico il Moro perchè le casse lombarde erano a secco. Manca l’Istria e manca la Dalmazia, entrambe perse da Mussolini a causa della seconda guerra mondiale. Manca la Corsica, venduta dai genovesi alla Francia. Manca Malta, rubata manu militari al Regno di Napoli dagli inglesi,allora massima potenza economico-militare sulla faccia della terra.
Mancano sette regioni, mettetele insieme e vi accorgete che manca mezza italia. Facciamoli festeggiare.Noi ricordiamo e ricorderemo le stragi e gli eccidi dei savoia, dei liberali e del fascismo. Sono state centinaia.
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