Di Natale Salvo
RAGUSA – Un duro documento è stato diffuso, a firma di alcuni studiosi e giornalisti ragusani, non appena sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza con la quale, lo scorso 8 maggio 2008, è stato condannato, per “stampa clandestina” lo studioso siciliano Carlo Ruta per aver “pubblicato” un sito www.accadeinsicilia.net, senza la sua iscrizione alla cancelleria del Tribunale, per come previsto dai “normali” giornali cartacei.
Una sentenza che sembra esaminare la questione in maniera troppo superficiale e che, in sostanza, mette fuorilegge tutti i blogger italiani, specialmente quelli ... scomodi. Ecco il testo integrale del documento e, in calce, il testo integrale della sentenza.
“Le motivazioni della condanna non appartengono ai contesti di una vera democrazia. Secondo il giudice, il blog Accadeinsicilia era addirittura un giornale quotidiano.
“Le motivazioni della condanna non appartengono ai contesti di una vera democrazia. Secondo il giudice, il blog Accadeinsicilia era addirittura un giornale quotidiano.
Per l’informazione in rete potrebbe essere l’inizio del countdown.
Il testo della sentenza emessa dal giudice Patricia Di Marco, che per la prima volta in Italia e in Europa ha condannato per stampa clandestina il curatore di un blog, non solo legittima la preoccupazione e la protesta che si sono levati dalle rete e dal paese negli ultimi mesi, ma offre ulteriori motivi di allarme.
Il testo della sentenza emessa dal giudice Patricia Di Marco, che per la prima volta in Italia e in Europa ha condannato per stampa clandestina il curatore di un blog, non solo legittima la preoccupazione e la protesta che si sono levati dalle rete e dal paese negli ultimi mesi, ma offre ulteriori motivi di allarme.
Come attestano le carte processuali e le note informative della polizia postale di Catania, la periodicità regolare di “Accadeinsicilia” non è stata assolutamente provata. Non poteva esserlo del resto, trattandosi di un normale blog.
Il giudice conclude nondimeno che il sito citato non era soltanto un periodico: era addirittura un giornale quotidiano, condotto in clandestinità.
Un assurdo, evidentemente: ma per far quadrare il circolo di una condanna necessaria, a dispetto della discontinuità di pubblicazione che emergeva dai dati, non ci poteva essere altra soluzione.
Tale fatto giudiziario viene da un contesto difficile.
Tale fatto giudiziario viene da un contesto difficile.
Come testimoniano numerosi eventi, alcuni poteri forti della Sicilia, sottoposti a critica, stanno facendo il possibile per far tacere Carlo Ruta, reo solo di credere nel proprio lavoro di ricerca e documentazione.
Basti dire che solo negli ultimi mesi sono state inflitte allo storico ben quattro condanne, a pene pecuniarie e risarcimenti ingentissimi, per complessivi 97 mila euro, presso tre tribunali della regione.
La gravità della condanna di Modica, pur rappresentativa del “senso della giustizia” che vige in taluni ambiti della frontiera siciliana, va comunque ben oltre gli scenari di riferimento, recando un naturale riscontro nell’attuale situazione politica, che sempre più pone in discussione le libertà sancite dall’ articolo 21 della Costituzione.
Lontana dai motivi di una vera democrazia, ma prossima alle logiche che vigono a Teheran e a Pechino, la sentenza siciliana apre di fatto un varco pericolosissimo, offrendo ai potentati italiani, sempre più timorosi della libertà sul web, un precedente per poter colpire i blogger scomodi, i siti che fanno informazione libera, documentazione, inchiesta.
Lontana dai motivi di una vera democrazia, ma prossima alle logiche che vigono a Teheran e a Pechino, la sentenza siciliana apre di fatto un varco pericolosissimo, offrendo ai potentati italiani, sempre più timorosi della libertà sul web, un precedente per poter colpire i blogger scomodi, i siti che fanno informazione libera, documentazione, inchiesta.
E’ quindi importante che la risposta a tale atto, già imponente in rete e significativa in altri ambiti, si estenda ulteriormente”.
Noi non possiamo che associarci sia alla richiesta di tutela della libertà di espressione e sia ad una maggiore definizione legale di cos'è un giornale.
Noi non possiamo che associarci sia alla richiesta di tutela della libertà di espressione e sia ad una maggiore definizione legale di cos'è un giornale.
Dal nostro punto di vista non può esserlo un sito che pubblica 3-6 articoli la settimana.
Quale giornale cartaceo esiste e comprereste in edicola con soli 3-6 articoli? Esiste, quindi, il problema non tanto della registrazione, un semplice (anche se costoso) adempimento burocratico ma della nomina obbligatoria di un giornalista quale direttore responsabile, adempimento assurdo e costoso (sempre che si trovi un giornalista disponibile) per un mini-giornale (blog) d'opinioni.
Qui puoi scaricare il testo integrale della sentenza.
Qui puoi scaricare il testo integrale della sentenza.
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