“C’è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali” – Paolo Borsellino
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Di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
Nel nostro Paese ormai è impossibile trattare razionalmente qualsiasi tema.Il cosiddetto dibattito pubblico si articola ormai esclusivamente in “campagne di stampa” sfrontatamente false, nelle quali vengono urlate con una arroganza che dovrebbe riservarsi a miglior causa le menzogne più paradossali.
Appare sempre più evidente che non esiste più alcun confronto veramente democratico su nulla.Coloro che hanno il potere ne fanno l’uso che vogliono – tendenzialmente il peggiore – e il popolo viene solo “tenuto a bada” con falsi ragionamenti, falsi problemi, false emergenze.Questa è stata l’estate dell’annuncio della riforma tombale della giustizia.
Sono decenni che il potere politico non fa altro che riformare la giustizia – guarda caso sempre e solo nel senso di fare in modo che funzioni sempre meno – e ora si annuncia la riforma “definitiva”.
In linea con il sistema di menzogne istituzionalizzate del quale ho appena detto, l’occasione per l’annuncio è stata la scoperta da parte della magistratura di un sistema di gravissima corruzione nella sanità dell’Abruzzo, che ha portato all’arresto di diversi politici potenti.
NESSUN POLITICO ha dedicato alcuna attenzione alla corruzione scoperta.
Tutti si sono concentrati sulla “inaccettabilità” (chissà perché) dell’arresto del Presidente Del Turco, dicendo chiaramente che (chissà perché) “non poteva essere colpevole”.
Il Presidente del Consiglio ha annunciato immediatamente che questo episodio era l’ennesima prova della necessità della riforma tombale.
In poche settimane è emerso che gli arresti erano del tutto legittimi e che lo stesso Del Turco non aveva nulla da dire in propria difesa (basti considerare, sul punto, che ha addirittura RINUNCIATO al ricorso al c.d. Tribunale della libertà).
A questo punto, il caso Del Turco è scomparso dai giornali (perché i giornali non hanno nessun interesse a raccontare della corruzione dei potenti), ma la riforma tombale è rimasta.
E’ difficile dire qualcosa su di essa.
Tutta l’intellighenzia del Paese, che non sogna altro che servire il potere (per averne dei benefici), continua a dire che non si può criticare una riforma che ancora non c’è.Sarà anche vero, ma ciò che è del tutto assurdo nel nostro Paese è che si annuncino (minaccino!) riforme di enorme rilievo politico e sociale non solo senza indicarne le vere ragioni e i contenuti, ma addirittura indicando ragioni palesemente false e pretestuose.L’unica cosa che sa fare il potere è “pubblicità”: il Presidente del Consiglio, infatti, ha trovato uno sponsor, postumo, alla riforma.
Ha detto che sarà quella pensata da Giovanni Falcone.
Ogni commento è superfluo.
Un’altra cosa tipicamente italiana è “far passare” riforme assurde indicando dei problemi reali, ma offrendo soluzioni che non solo non li risolvono, ma li aggravano.
Sul punto, basti considerare il discorso sul problema del C.S.M. “politicizzato”, che si dovrebbe risolvere aumentando nel C.S.M. i membri di nomina politica (anche Violante è corso a dirsi d’accordo).
Sembra veramente una barzelletta: per risolvere il problema della politicizzazione del C.S.M., lo si politicizza ancora di più.
Come se, fra l’altro, nel nostro Paese tutti gli enti controllati della politica avessero dato fino ad oggi prova di imparzialità ed efficienza!
L’altro tema è quello della obbligatorietà dell’azione penale.Si assume che le Procure esercitino una facoltatività di fatto, dovuta alla impossibilità materiale di perseguire tutti i reati, e si propone che sia la politica a dire cosa si persegue e cosa no.Si tratta dell’ennesimo imbroglio.
Illustrarne analiticamente le logiche perverse richiederebbe troppe pagine.
Ciò che mi preme sottolineare è solo come la separazione dei poteri sia assolutamente irrinunciabile e come sia, invece, già molto “rinunciata” e ancora di più in corso di “rinuncia ulteriore”.
Per illustrare la cosa, ricorrerò a un esempio.
Si immagini che ci siano due persone affamate e che abbiano a disposizione una pizza.
Si tratta di dividerla.
Ognuno ne vorrebbe per sé la maggiore quantità possibile e si deve trovare un criterio di gestione della divisione che dia garanzie a entrambi.
L’unica soluzione sicura è quella della “separazione dei poteri”.
Uno dei due affamati taglierà la pizza in due parti e l’altro distribuirà le fette.
Solo così è possibile essere sicuri che chi taglierà la pizza, la taglierà in parti uguali.Sapendo che sarà costretto a subire la regola che porrà, sarà indotto a porne una giusta.
Se, invece, chi taglia le fette potesse anche scegliere come distribuirle, sarebbe molto alto il rischio che egli tagli le fette in maniera diseguale e si scelga quella più grande.
Se uno dei due affamati potrà tagliare la pizza e scegliersi la fetta, l’altro non avrà alcuna speranza di mangiarne anche solo un po’ e la sua condizione sarà quella di chi, per sopravvivere, non potrà fare altro che invocare compassione nella sua controparte.
Questo è il meccanismo della “separazione dei poteri” fra legislativo e giudiziario: alcuni fanno le leggi, altri le applicano.
Se chi fa le leggi sa che vi sarà soggetto anche lui, le farà le più eque possibili.
Se chi fa le leggi saprà, invece, che potrà anche non applicarle a se e ai suoi amici, allora farà ciò che vuole.
E’ la condizione propria dei regni prima della rivoluzione francese: allora i re, come ci è stato insegnato alle scuole medie, erano legibus soluti.
In mancanza di separazione dei poteri manca il primo dei requisiti di una democrazia.
Questo è ciò in cui già in grande misura siano, in Italia, e ciò verso con grande incoscienza e disonestà ancora di più andiamo.
E le menzogne usate per “giustificare” questo andazzo sono veramente illogiche.
L’espediente principale è quello di diffamare la magistratura.
Tutti i giornali al soldo del potere hanno condotto in questi anni e da ultimo con particolare violenza in questi ultimi mesi, una campagna di delegittimazione della magistratura tendente a far credere che la colpa di tutte le inefficienze della giustizia sia dei magistrati e che il potere giudiziario sia in mano a dei criminali.
L’argomento non regge sotto un duplice profilo, formale e sostanziale.
Sotto il profilo sostanziale, sembra succeda qualcosa di simile all’apologo del bue che dà del cornuto all’asino.
Se, infatti, fosse vero che la magistratura non dà buona prova di sé, che dire della politica?Se ai magistrati si contestano inefficienze e faziosità, che si dovrebbe dire dei politici?Ma ciò che è decisivo è l’argomento logico.
Tornando all’esempio della pizza da dividere in due, il fatto che, in ipotesi, uno dei due affamati o entrambi siano dei delinquenti non solo non fa venir meno l’esigenza di separare i loro poteri sulla pizza, ma anzi la rafforza.
Diceva qualcuno che anche se sulla terra fossero rimasti solo San Francesco e Santa Chiara ugualmente sarebbe stato doveroso porre una legge a regola dei loro rapporti.Ma a maggior ragione se riteniamo che siano rimasti solo Barabba e Giuda si impone che costoro operino secondo regole.
E quanto più i due affamati della pizza risultino dei cialtroni pericolosi, tanto più sarà necessario evitare che lo stesso affamato tagli la pizza e scelga la fetta.Quindi, anche se la magistratura, per una misteriosa e sfortunata casualità, fosse composta solo da cialtroni, l’esigenza di tenere separati i poteri resterebbe intatta e, anzi, sarebbe ancora più forte.
La separazione dei poteri, in sostanza, è IRRINUNCIABILE.Vedere che ci avviamo a rinunciarci ancor più di quanto si è già fatto finora mi sembra veramente una terribile prospettiva.
Si badi: non per me o per i miei colleghi magistrati, ma per tutti noi come cittadini.
Sul punto, mi permetto di dire, concludendo questo sfogo, che, francamente, mi sono stufato di difendere le ragioni del diritto, della costituzione e della democrazia, come se fossero un interesse privato dei magistrati.Si tratta di beni preziosi del popolo.
Il popolo non li riconosce come tali ed è contento di svenderli in cambio dello sgravio dell’ICI.
Faccia pure.A me lo stipendio lo daranno uguale a prima.
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