mercoledì 6 agosto 2008

«Non creiamo uno Stato del Sud»


Di Eugenio Bruno


«Un processo ineludibile perché la parte ricca del Paese, con il suo peso nell'economia e nella politica, lo vuole».
Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, 68 anni, vede il federalismo fiscale. E dunque «facciamolo», aggiunge.
Stando però attenti. «Sappiamo che come Sud dobbiamo pagare un prezzo per gli sprechi del passato ma sappiamo anche – avverte l'ex ministro – che oltre un certo limite non possiamo andare perché sennò il Paese si spacca» .
-Presidente Loiero, una regione che è seconda in Italia dopo la Valle d'Aosta per sproporzione tra entrate tributarie e spesa pubblica pro capite, con quale spirito guarda al federalismo fiscale?
Direi una bugia se non le dicessi che siamo preoccupati. Vede, in Italia ci sono le regioni floride come quelle del nord più la Toscana e il Lazio, poi ci sono le regioni e le province a Statuto speciale, che sono tutelate dalla Costituzione e quindi vanno considerate a parte, e infine ci sono tutte le altre che hanno bisogno di una perequazione onesta, fatta non sotto la spinta emotiva di questi mesi. Altrimenti corriamo un pericolo molto serio.
Che genere di pericolo?
Che le regioni ricche utilizzino l'articolo 116 della Costituzione per riprendersi un'autonomia maggiore, che quelle a statuto speciale continuino a godere della loro tutela e che le 5 o 6 regioni che restano si trovino in una situazione disperata. Così facendo, però, si rischia di creare, escluse le isole, uno Stato del Sud.
Come fare allora a scongiurarlo?
Da meridionale e da calabrese mi rendo conto che tante risorse sono state dissipate e sono spesso finite nelle mani della criminalità. Ma c'è da parte nostra un grande impegno in atto a cambiare le cose garantendo l'efficientamento della spesa.A questo proposito la bozza Calderoli prevede di sostituire la spesa storica con i costi standard.
Cosa ne pensa?
Sono d'accordo con il principio dei costi standard.Ma c'è una questione enorme da affrontare in via preliminare: occorre una conoscenza univoca e il concerto dei dati economici perché quelli ufficiali finora li conosce solo il Governo. Se li conosce davvero. Questo concerto però Calderoli vuole farlo solo dopo aver varato il testo. Noi diciamo di no perché è come cominciare una casa dal tetto.L'altro nodo riguarda il sistema di benchmark.
Il ministro propone di individuare tre regioni- modello. Perché voi governatori ne preferite una sola?
Perché a seconda delle regioni che si scelgono cambia la media. Tenga conto che non amiamo una perequazione orizzontale tra regioni ricche e regioni povere. Una cosa è se il compito perequativo spetta allo Stato, un'altra è se tocca alle regioni stesse. Il rischio è che sia la Lombardia a dare i soldi al Mezzogiorno e dunque a decidere, a creare altra dipendenza.
Con quali conseguenze?
Non dico che rischiamo di fare la fine del Belgio perché siamo diversi per storia. Però dico attenzione a non perdere il vincolo di solidarietà che oggi esiste. Anche perché si è scelto di procedere per legge ordinaria e dunque non ci sarà il referendum. Senza referendum un progetto di federalismo iniquo ci porterebbe davanti alla Corte costituzionale. Vorrei ricordare che in più del 50% dei casi le sentenze della Consulta tengono in debito conto l'articolo 3 della costituzione sul principio di eguaglianza.
Quali saranno le prossime tappe?
Ci rivedremo a settembre. Calderoli ci ha chiesto di costituire un tavolo tecnico e noi lo stiamo facendo. Quello che ci spaventava era il modello lombardo. Ma per fortuna il Governo, che forse lo aveva proposto per sparare alto, lo ha abbandonato.
Del resto se il Paese non tiene, non conviene a nessuno.

ilsole24ore.com 05/08/08
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Di Eugenio Bruno


«Un processo ineludibile perché la parte ricca del Paese, con il suo peso nell'economia e nella politica, lo vuole».
Così il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, 68 anni, vede il federalismo fiscale. E dunque «facciamolo», aggiunge.
Stando però attenti. «Sappiamo che come Sud dobbiamo pagare un prezzo per gli sprechi del passato ma sappiamo anche – avverte l'ex ministro – che oltre un certo limite non possiamo andare perché sennò il Paese si spacca» .
-Presidente Loiero, una regione che è seconda in Italia dopo la Valle d'Aosta per sproporzione tra entrate tributarie e spesa pubblica pro capite, con quale spirito guarda al federalismo fiscale?
Direi una bugia se non le dicessi che siamo preoccupati. Vede, in Italia ci sono le regioni floride come quelle del nord più la Toscana e il Lazio, poi ci sono le regioni e le province a Statuto speciale, che sono tutelate dalla Costituzione e quindi vanno considerate a parte, e infine ci sono tutte le altre che hanno bisogno di una perequazione onesta, fatta non sotto la spinta emotiva di questi mesi. Altrimenti corriamo un pericolo molto serio.
Che genere di pericolo?
Che le regioni ricche utilizzino l'articolo 116 della Costituzione per riprendersi un'autonomia maggiore, che quelle a statuto speciale continuino a godere della loro tutela e che le 5 o 6 regioni che restano si trovino in una situazione disperata. Così facendo, però, si rischia di creare, escluse le isole, uno Stato del Sud.
Come fare allora a scongiurarlo?
Da meridionale e da calabrese mi rendo conto che tante risorse sono state dissipate e sono spesso finite nelle mani della criminalità. Ma c'è da parte nostra un grande impegno in atto a cambiare le cose garantendo l'efficientamento della spesa.A questo proposito la bozza Calderoli prevede di sostituire la spesa storica con i costi standard.
Cosa ne pensa?
Sono d'accordo con il principio dei costi standard.Ma c'è una questione enorme da affrontare in via preliminare: occorre una conoscenza univoca e il concerto dei dati economici perché quelli ufficiali finora li conosce solo il Governo. Se li conosce davvero. Questo concerto però Calderoli vuole farlo solo dopo aver varato il testo. Noi diciamo di no perché è come cominciare una casa dal tetto.L'altro nodo riguarda il sistema di benchmark.
Il ministro propone di individuare tre regioni- modello. Perché voi governatori ne preferite una sola?
Perché a seconda delle regioni che si scelgono cambia la media. Tenga conto che non amiamo una perequazione orizzontale tra regioni ricche e regioni povere. Una cosa è se il compito perequativo spetta allo Stato, un'altra è se tocca alle regioni stesse. Il rischio è che sia la Lombardia a dare i soldi al Mezzogiorno e dunque a decidere, a creare altra dipendenza.
Con quali conseguenze?
Non dico che rischiamo di fare la fine del Belgio perché siamo diversi per storia. Però dico attenzione a non perdere il vincolo di solidarietà che oggi esiste. Anche perché si è scelto di procedere per legge ordinaria e dunque non ci sarà il referendum. Senza referendum un progetto di federalismo iniquo ci porterebbe davanti alla Corte costituzionale. Vorrei ricordare che in più del 50% dei casi le sentenze della Consulta tengono in debito conto l'articolo 3 della costituzione sul principio di eguaglianza.
Quali saranno le prossime tappe?
Ci rivedremo a settembre. Calderoli ci ha chiesto di costituire un tavolo tecnico e noi lo stiamo facendo. Quello che ci spaventava era il modello lombardo. Ma per fortuna il Governo, che forse lo aveva proposto per sparare alto, lo ha abbandonato.
Del resto se il Paese non tiene, non conviene a nessuno.

ilsole24ore.com 05/08/08

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