venerdì 8 agosto 2008

CASALDUNI 8 agosto 1861


L’ECCIDIO
di Pontelandolfo e Casalduni
di Antonio Ciano

da: “I Savoia e il massacro del sud” - Grandmelò, ROMA, 1996


[...] Verso mezzogiorno, una cinquantina di casaldunesi si avviarono verso il municipio, portavano legato il garibaldino Rosario De Angelis, ritenuto traditore e quindi da processare. Per la gente del Sud, e a ragione, sia i garibaldini sia i liberali erano servi della borghesia del Nord cioè nemici del popolo e per questo motivo da eliminare: d’altronde la repressione vigliacca dei piemontesi non dava altre possibilità. Il sergente borbonico Leone andò incontro alla folla a cui si rivolse con la dovuta autorità: - Questo garibaldino lo prendo in consegna io; non dobbiamo essere incivili, lui è solo un credulone, un idealista, gli hanno fatto credere che l’unità politica dell’Italia avrebbe portato giovamento al popolo meridionale. Ha portato solo fame e morte! I Savoia sono dei bastardi ed i liberali famelici ladri e assassini. Non dobbiamo spargere sangue fraterno. - Ma questi non hanno pietà di noi - rispose un giovanotto - sono peggio dei piemontesi. - Rosario, tu vieni con me in prigione. Non vedi cosa sta succedendo nelle nostre province? E’ possibile che credi ancora al concetto di Patria? Non vedi che la massoneria si è servita di Garibaldi ed ora lo ha isolato? Si son serviti di voi creduloni: la nostra patria è il Regno delle Due Sicilie. I piemontesi parlano un’altra lingua, sono qui solo per saccheggiare le nostre ricchezze. De Angelis: - Sergè, aggio creduto in una Italia repubblicana e aggio combattuto pe’ chisti figli ‘e puttana, senza saperlo. Vulevo n’Italia democratica, n’Italia felice e unita, n’Italia una dalle Alpi a Capo Passero, e m’a ggio sbagliato. Nun songo cecato e aggio visto le schifezze, le nefandezze e le ruberie. Se steve meglio primme. Leone: - Il Piemonte ha comprato generali ed alti ufficiali dell’esercito e funzionari. La sua politica di rapina ha provocato l’insurrezione. Ora pensa di poterla domare con il terrorismo e le fucilazioni, ma sortiscono nella gente l’effetto contrario. Un popolo affamato, religioso e civile prima di essere asservito combatte, vende cara la pelle. Un esercito di duecentomila soldati si trova sbandato e senza paga. Il governo piemontese non ha riconosciuto i gradi degli eroi di Gaeta e solo perché hanno difeso il loro re, la loro sacra bandiera, ma per i savoiardi ciò non è cosa buona. Quei militari furono fatti prigionieri e mandati a morire di freddo e di fame a Genova e a Torino, a migliaia. La gente chiede lavoro ed arrivano operai torinesi, impiegati che non sanno parlare nemmeno italiano. Che male abbiamo fatto? Siamo italiani come loro? Così intendono l’unità? In pochi mesi hanno fucilato ventimila nostri fratelli. Quei bastardi e barbari piemontesi un giorno la pagheranno! La vittoria, comunque vadano le cose, sarà degli oppressi. La storia ha sempre condannato gli oppressori. Quanta gente è costretta a fuggire sulle montagne! Son costretti a girovagare come belve per le valli ed i monti e trovare riparo in grotte ed antri e gli orfani aumentano, poveri ragazzi! I piemontesi si stanno macchiando di delitti atroci, disumani, sono dei criminali di guerra. Cominciò Bixio a Bronte, a Niscemi, a Regalbuto: fucilò centinaia di contadini, lo sapevi Rosario? - Non è possibile! Non ci credo! - E’ dura, lo so, ma quei gran bastardi stanno mettendo a ferro e fuoco un regno pacifico e prospero. Gente napoletana viene scorticata viva, viene passata per le armi senza nemmeno una parvenza di processo, basta una semplice delazione, un semplice sospetto per aver aiutato un partigiano e si è morti, e senza i conforti religiosi che per un cattolico è la cosa più grave. Molti feriti vengono lasciati morire dissanguati nelle carceri ed altri negli ospedali; molti vengono lasciati morire letteralmente di fame nelle celle ed altri ancora vengono tramortiti e buttati in mare mentre vengono trasferiti dal Sud al Nord. I prigionieri vengono fucilati sul posto. Nei pressi di Lecce tempo fa i piemontesi presero 13 prigionieri borbonici e li fucilarono, a Montefalcione hanno fucilato 47 contadini in una chiesa ove si erano rifugiati. A Somma Vesuviana altri sette. Orrori su orrori. Questi assassini un giorno la pagheranno cara, la vendetta divina non può né potrà mancare. Il destino dei popoli è nelle mani dei ministri per poco tempo, la storia è fatta di corsi e ricorsi. La maledizione divina, un giorno si abbatterà sui Savoia e sul Piemonte. Il Piemonte ha sparso sangue fraterno e su quelle popolazioni andrà la maledizione di Caino. Il sangue scorre a fiumi nelle nostre contrade. Che siano maledetti per sempre il Piemonte ed i suoi governanti. Noi vogliamo una Italia civile e concorde, noi borbonici così l’abbiamo sempre intesa e ciò ci ha dato pace e benessere. I piemontesi la vogliono una ed indivisibile perché vogliono dividere solo i loro debiti. Ora vieni in prigione con me e voi tutti - rivolgendosi alla folla - andate nelle vostre case, a De’Angelis penso io. Il garibaldino fu trascinato nel carcere di Pontelandolfo, ma il nuovo governo provvisorio decise di liberarlo; verso Fragneto, riconosciuto, fu ammazzato da alcuni contadini [...].


CAMPOLATTARO 8 agosto 1861


[...] Il vice di Cosimo Giordano ……… si recò di corsa, col suo cavallo veloce, a Campolattaro per dare disposizioni se notizie a Carlo Tommaso Bisconti, acerrimo nemico dei piemontesi e patriota ardente e sincero. Arrivato al suo cospetto riferì: - Tommà, tutto il Sud è in rivolta, aimmo pigliate Casalduni e Pontelandolfo, ovunque sventolano le bandiere gigliate, viva il Regno delle Due Sicilie! Devi arruolare più gente che puoi, i piemontesi non staranno a guardare. Bisconti: - Non c’è problema, chiamo Di Mella e Saverio Nardone, loro già sanno a chi rivolgersi. Dopo un’ora si presentarono venti persone, che ……… si diressero al vicino corpo di guardia, disarmarono i presenti e presero tutto ciò che poteva servire. Prima di andare, abbatterono il busto di Vittorio Emanuele Il, lo stemma sabaudo e la bandiera tricolore, che venne sostituita da quella borbonica. Intanto s’era sparsa voce che nel paese era arrivato il vice di Giordano e la gente cominciò a tripudiare e gridare: - Evviva! Evviva! A morte i piemontesi, andiamo ad ammazzare chi ci ha affamato!. I liberali erano fuggiti la sera precedente. Sentite le notizie provenienti da ogni dove, la folla incendiò le case di Don Luigi Tedeschi e di suo fratello Salvatore e quella di Don Carlo Nardone, liberali affamatori [...]
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L’ECCIDIO
di Pontelandolfo e Casalduni
di Antonio Ciano

da: “I Savoia e il massacro del sud” - Grandmelò, ROMA, 1996


[...] Verso mezzogiorno, una cinquantina di casaldunesi si avviarono verso il municipio, portavano legato il garibaldino Rosario De Angelis, ritenuto traditore e quindi da processare. Per la gente del Sud, e a ragione, sia i garibaldini sia i liberali erano servi della borghesia del Nord cioè nemici del popolo e per questo motivo da eliminare: d’altronde la repressione vigliacca dei piemontesi non dava altre possibilità. Il sergente borbonico Leone andò incontro alla folla a cui si rivolse con la dovuta autorità: - Questo garibaldino lo prendo in consegna io; non dobbiamo essere incivili, lui è solo un credulone, un idealista, gli hanno fatto credere che l’unità politica dell’Italia avrebbe portato giovamento al popolo meridionale. Ha portato solo fame e morte! I Savoia sono dei bastardi ed i liberali famelici ladri e assassini. Non dobbiamo spargere sangue fraterno. - Ma questi non hanno pietà di noi - rispose un giovanotto - sono peggio dei piemontesi. - Rosario, tu vieni con me in prigione. Non vedi cosa sta succedendo nelle nostre province? E’ possibile che credi ancora al concetto di Patria? Non vedi che la massoneria si è servita di Garibaldi ed ora lo ha isolato? Si son serviti di voi creduloni: la nostra patria è il Regno delle Due Sicilie. I piemontesi parlano un’altra lingua, sono qui solo per saccheggiare le nostre ricchezze. De Angelis: - Sergè, aggio creduto in una Italia repubblicana e aggio combattuto pe’ chisti figli ‘e puttana, senza saperlo. Vulevo n’Italia democratica, n’Italia felice e unita, n’Italia una dalle Alpi a Capo Passero, e m’a ggio sbagliato. Nun songo cecato e aggio visto le schifezze, le nefandezze e le ruberie. Se steve meglio primme. Leone: - Il Piemonte ha comprato generali ed alti ufficiali dell’esercito e funzionari. La sua politica di rapina ha provocato l’insurrezione. Ora pensa di poterla domare con il terrorismo e le fucilazioni, ma sortiscono nella gente l’effetto contrario. Un popolo affamato, religioso e civile prima di essere asservito combatte, vende cara la pelle. Un esercito di duecentomila soldati si trova sbandato e senza paga. Il governo piemontese non ha riconosciuto i gradi degli eroi di Gaeta e solo perché hanno difeso il loro re, la loro sacra bandiera, ma per i savoiardi ciò non è cosa buona. Quei militari furono fatti prigionieri e mandati a morire di freddo e di fame a Genova e a Torino, a migliaia. La gente chiede lavoro ed arrivano operai torinesi, impiegati che non sanno parlare nemmeno italiano. Che male abbiamo fatto? Siamo italiani come loro? Così intendono l’unità? In pochi mesi hanno fucilato ventimila nostri fratelli. Quei bastardi e barbari piemontesi un giorno la pagheranno! La vittoria, comunque vadano le cose, sarà degli oppressi. La storia ha sempre condannato gli oppressori. Quanta gente è costretta a fuggire sulle montagne! Son costretti a girovagare come belve per le valli ed i monti e trovare riparo in grotte ed antri e gli orfani aumentano, poveri ragazzi! I piemontesi si stanno macchiando di delitti atroci, disumani, sono dei criminali di guerra. Cominciò Bixio a Bronte, a Niscemi, a Regalbuto: fucilò centinaia di contadini, lo sapevi Rosario? - Non è possibile! Non ci credo! - E’ dura, lo so, ma quei gran bastardi stanno mettendo a ferro e fuoco un regno pacifico e prospero. Gente napoletana viene scorticata viva, viene passata per le armi senza nemmeno una parvenza di processo, basta una semplice delazione, un semplice sospetto per aver aiutato un partigiano e si è morti, e senza i conforti religiosi che per un cattolico è la cosa più grave. Molti feriti vengono lasciati morire dissanguati nelle carceri ed altri negli ospedali; molti vengono lasciati morire letteralmente di fame nelle celle ed altri ancora vengono tramortiti e buttati in mare mentre vengono trasferiti dal Sud al Nord. I prigionieri vengono fucilati sul posto. Nei pressi di Lecce tempo fa i piemontesi presero 13 prigionieri borbonici e li fucilarono, a Montefalcione hanno fucilato 47 contadini in una chiesa ove si erano rifugiati. A Somma Vesuviana altri sette. Orrori su orrori. Questi assassini un giorno la pagheranno cara, la vendetta divina non può né potrà mancare. Il destino dei popoli è nelle mani dei ministri per poco tempo, la storia è fatta di corsi e ricorsi. La maledizione divina, un giorno si abbatterà sui Savoia e sul Piemonte. Il Piemonte ha sparso sangue fraterno e su quelle popolazioni andrà la maledizione di Caino. Il sangue scorre a fiumi nelle nostre contrade. Che siano maledetti per sempre il Piemonte ed i suoi governanti. Noi vogliamo una Italia civile e concorde, noi borbonici così l’abbiamo sempre intesa e ciò ci ha dato pace e benessere. I piemontesi la vogliono una ed indivisibile perché vogliono dividere solo i loro debiti. Ora vieni in prigione con me e voi tutti - rivolgendosi alla folla - andate nelle vostre case, a De’Angelis penso io. Il garibaldino fu trascinato nel carcere di Pontelandolfo, ma il nuovo governo provvisorio decise di liberarlo; verso Fragneto, riconosciuto, fu ammazzato da alcuni contadini [...].


CAMPOLATTARO 8 agosto 1861


[...] Il vice di Cosimo Giordano ……… si recò di corsa, col suo cavallo veloce, a Campolattaro per dare disposizioni se notizie a Carlo Tommaso Bisconti, acerrimo nemico dei piemontesi e patriota ardente e sincero. Arrivato al suo cospetto riferì: - Tommà, tutto il Sud è in rivolta, aimmo pigliate Casalduni e Pontelandolfo, ovunque sventolano le bandiere gigliate, viva il Regno delle Due Sicilie! Devi arruolare più gente che puoi, i piemontesi non staranno a guardare. Bisconti: - Non c’è problema, chiamo Di Mella e Saverio Nardone, loro già sanno a chi rivolgersi. Dopo un’ora si presentarono venti persone, che ……… si diressero al vicino corpo di guardia, disarmarono i presenti e presero tutto ciò che poteva servire. Prima di andare, abbatterono il busto di Vittorio Emanuele Il, lo stemma sabaudo e la bandiera tricolore, che venne sostituita da quella borbonica. Intanto s’era sparsa voce che nel paese era arrivato il vice di Giordano e la gente cominciò a tripudiare e gridare: - Evviva! Evviva! A morte i piemontesi, andiamo ad ammazzare chi ci ha affamato!. I liberali erano fuggiti la sera precedente. Sentite le notizie provenienti da ogni dove, la folla incendiò le case di Don Luigi Tedeschi e di suo fratello Salvatore e quella di Don Carlo Nardone, liberali affamatori [...]

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