L'allarme lanciato dal segretario della Flc-Cgil, Enrico Panini: "Nel testo in discussione alla Camera l'obbligo scende a 14 anni"
ROMA - Un emendamento al decreto 112 relativo alla manovra economica del governo, in discussione in queste ore alla Camera, cancella l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni di età, introdotto dal governo Prodi con la precedente Finanziaria e attualmente in vigore. Lo rende noto il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini, secondo il quale in questo modo "si riporta l'orologio della storia agli anni 50". "L'emendamento infatti - spiega - prevede che si possa assolvere l'obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono a loro volta un massiccio ricorso alla formazione professionale. Ben diversa - osserva - la situazione attuale che prevede, in coerenza con il dettato costituzionale, l'assolvimento dell'obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie". Secondo il sindacalista si tratta di "un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini". Così, afferma il leader della Flc, "si torna a separare sulla base del reddito, per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C. Si spacca l'unitarietà del sistema creando per i meno fortunati un canale parallelo discriminatorio, si regionalizza e si privatizza un pezzo di formazione".
Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui "stop and go" ai processi di riforma, "testimoniano l'alta considerazione che questo governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l'opera di smantellamento della scuola pubblica".
Tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui "stop and go" ai processi di riforma, "testimoniano l'alta considerazione che questo governo ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l'opera di smantellamento della scuola pubblica".
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