Di Vittorio Sgarbi
Ma di cosa parla, e perché parla, ora (capisco il divertimento) l’Alfio Caruso? Certo, ci lusingano le sue ironiche considerazioni, e anche i suoi divertenti accostamenti dell’epopea garibaldina e dell’epopea sgarbina, che ridanno a Salemi l’onore di città colta e misteriosa almeno quanto fu «libera et immunis». Osservo: una cosa è essere eletto, una cosa è fare il sindaco. Che vuole tempo anche per essere giudicato. Ma perché tanto astio? Vengo in Sicilia da sempre; ho visto, condividendo negli anni lo spirito dell’impresa formidabile di Luisa Beccarla e di Lucio Bonaccorsi, il meraviglioso borgo di Castelluccio vicino a Noto, nelle stesse condizioni di Cosenza vecchia, cui, con le parole, ridiedi la vita, stimolando un orgoglio sopito. E poi, a Noto, ho sostenuto l’impresa della ricostruzione della Cattedrale, assumendo la responsabilità della sua decorazione interna. E a Piazza Armerina ho seguito, passo passo, la titanica impresa del recupero della Villa del Casale, oggi in corso, non disperdendo, come si era rischiato, i 25 milioni di euro dei finanziamenti europei. E non c’è ragione perché questo impegno non continui a Salemi, applicandovi più menti fantasiose e convinte dalla bellezza dei luoghi. Bisognava vedere Oliviero Toscani camminare nel labirinto del Grande Cretto di Burri a Gibellina vecchia!
Ma quale straniero, quale «sbarco dei Polentoni! La giunta è stata nominata, si è fatta riconoscere e ammirare. Vedremo cosa saprà fare. Ma un po’ di pazienza, se non di clemenza! Non processateci né sulle intenzioni né prima di aver compiuto il reato! Ancora si deve insediare il Consiglio comunale e già il signor Caruso, supremo giudice, si mette a sentenziare, partendo dalle contraddizioni politiche e culturali del presidente della Regione. Siamo ancora non colpevoli, se non innocenti. Allora penso: fece male Susanna Agnelli, piemontese, all’Argentario? E feci male io, ferrarese, a Sanseverino Marche? Veda Caruso se non fummo buoni e utili testimoni per quei luoghi, così come abbiamo cominciato a essere per Salemi. Già molto sarebbe muovere, come abbiamo mosso, l’interesse di Carlo Petrini di Slow Food, fino ad oggi senza presidi nell’area fertilissima del Val di Mazara.
E cosa sono queste ironie, prima che abbiamo iniziato, solo perché abbiamo accettato la sfida senza vittimismo? Perché, invece di fare lo spiritoso, il bravo Caruso, non si interroga su quei predatori criminali, e stranieri, (quelli sì) che hanno stuprato i luoghi più belli e «numinosi» di una terra contadina con le pale eoliche. Anche più insolente, con sprezzante metafora, è parlare di «parchi eolici». E invece di fare elucubrazioni sul pensiero di Lombardo e sui suoi slogan contro Garibaldi, potrà indignarsi e chiedere ragione di questi orrori, più crudeli, verso la natura, della mafia.
Se a Salemi non fosse nato qualcosa, non saremmo qui a parlarne. Certo: il «secondo sbarco dei Mille», con me già sbarcato da tempo. Così che Lombardo, pur da me battuto al primo turno, non ha dato un tacito ma esplicito assenso, con una bella lettera di sostegno al ballottaggio, ricca di elogi, allo «straniero amico», senza revisionismi storici. E non diedero già un esempio, senza lo scetticismo ingeneroso del signor Caruso, gli artisti e gli architetti che accorsero a Gibellina, poco lontano da Salemi, per realizzare un sogno? Da Burri a Quaroni, da Purini a Paladino. Loro sì, e Toscani no?
Cos’è? Una sfida? A Milano pure l’ho vinta, se la Moratti è costretta pedissequamente a seguire la traccia della mia Programmazione fino al 2010. E a Roma, non «respinto» ma accolto dal ministro Bondi, sto lavorando a imprese che presto si vedranno, anche a Salemi. Quanto a Lombardo, Caruso ha dimenticato che fui io a promuovere la bizzarra alleanza elettorale tra la Lega e il movimento dell’Autonomia con un ponte forse traballante, ma per unire, non per dividere. Vuole lasciarci cominciare, Caruso? O vuole giudicarci dagli annunci, quando ancora la nave è in porto? E non faccia, intelligente com’è, l’errore di tutti nel parlare dell’affidamento ai privati dei monumenti siciliani. Questo già avviene con il Fai nel giardino della Colymbetra, nella Valle dei Templi di Agrigento, con la fondazione Wurth alla Cappella Palatina, così come alla Galleria Borghese di Roma, o al Cenacolo di Leonardo a Milano.Ma questo non toglie che il controllo e la tutela restino alla Regione e allo Stato. O Caruso ha mai sofferto che il Museo Guggenheim o Palazzo Grassi di Venezia fossero privati? E le Scuderie del Quirinale un’agenzia speciale? E allora la smetta di dire divertenti e maliziose banalità, di accomodarsi a luoghi comuni; e ci dia il tempo di pensare e di lavorare. Poi verrà, vedrà e giudicherà. E che Dio ci aiuti.
VITTORIO SGARBI
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Caro Sgarbi, troppo intelligente e avveduto per non sapere che nell’Isola dietro ogni oltraggio alla natura c’è la congrega del Pus (Partito unico siciliano). A differenza di Lombardo - che Dio possa perdonarla del credito che gli assegna - avendo ben presenti i meriti del primo sbarco dei Polentoni, siamo molto incuriositi dal vostro (a scanso di equivoci: mai accennato ai parchi eolici). Certo, i siciliani che si agitano nelle retrovie lasciano più di un’incertezza, ma affidiamoci al giudizio galantuomo del Tempo.
A.C.
www.lastampa.it del 16/07/2008
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