Le falde fortemente contaminate in punti troppo distanti dalla centrale. Forse perdite da un deposito militare.
PARIGI A dieci giorni dall’incidente nella centrale nucleare di Tricastin, nel sud della Francia, che ha causato la fuoriuscita di acque contenenti 8,2 microgrammi per litro di uranio naturale da un impianto di raffreddamento, si torna a parlare dei rischi sulla sicurezza degli impianti francesi. Il problema stavolta non riguarda le acque di superficie dei fiumi Gaffiere e Lauzon, in cui secondo i dati dell’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare (Irsn) c’è una «diminuzione regolare del livello di uranio». Sono invece le rilevazioni dei dispositivi di monitoraggio (piezometri) su 4 punti di prelievo d’acqua di profondità - falde freatiche e pozzi privati - in cui la concentrazione di uranio supera la soglia massima fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità di 15 microgrammi per litro.
A suscitare particolare preoccupazione è il punto denominato “AEP4”, a oltre 2km a sud della centrale, dove il 9 luglio sono stati rilevati tassi di uranio molto alti e fluttuanti, con un picco di 64 microgrammi/litro. Una contaminazione che, spiega un comunicato dell’Irsn, «non può essere spiegata dal rigetto accidentale avvenuto l’8 luglio, tenuto conto della distanza che separa il punto dal fiume e della velocità di deflusso delle acque nella falda». Le cause dell’anomalia, dunque, restano un mistero. Anche perchè, precisava ieri il quotidiano "Le Parisien", tassi simili erano già stati rilevati prima dell’incidente, durante un’inchiesta della Direzione Dipartimentale degli Affari Sanitari e Sociali. Tra le ipotesi avanzate dall’Irsn, per bocca del direttore aggiunto all’Ambiente Jean-Christophe Gariel, a spiegare la disparità potrebbe essere «una presenza di uranio naturale», una «marcatura precedente» delle fonti radioattive, oltre all’«idrogeologia molto complessa dell’area».
Secondo la Commissione di ricerca e d’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad) invece, la colpa sarebbe da attribuire a un deposito interrato di scorie appartenente a un impianto militare di arricchimento dell’uranio, attivo a Tricastin dal 1964 al '96. «Vicino all’attuale sito della centrale nucleare - spiega la presidente di Criirad, Corinne Castaigner - c’era una fabbrica per la produzione di armi atomiche, dove si utilizzava uranio molto arricchito. Per anni i residui di lavorazione sono stati sepolti sotto terra, senza precauzioni». Ciò avrebbe consentito «che l’acqua piovana scorresse a contatto con le scorie, trascinando l’uranio nel terreno». Un’anomalia riscontrata anche da un rapporto del 1998 dell'Alto commissariato all'energia atomica. La Socatri, società satellite di Areva responsabile gli impianti di Tricastin, ha però assicurato che le scorie interrate «non costituiscono un rischio sanitario per la popolazione» e «non hanno alcun legame» con l’inquinamento delle acque sotterranee.
La notizia ha tuttavia sollevato molto polemiche e oggi il ministro dell’Ambiente francese, Jean-Louis Borloo, ha rilasciato un’intervista allo stesso “Le Parisien” per assicurare che ci saranno nuovi controlli per garantire la sicurezza ambientale nelle aree dove sorgono tutti i 58 reattori nucleari esistenti in Francia. «È tutto sotto controllo», ha dichiarato il ministro al giornale, «ma voglio essere sicuro. Non mi va che la genti pensi che stiamo tenendo nascosto qualcosa». La Francia è il secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di centrali atomiche, che assicurano al Paese l’80% del fabbisogno complessivo di energia elettrica.
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