DI BEPPE GRILLO
Banche come magliari
Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto, mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una mazza ferrata.Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.
I pifferai del debito
L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto. Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava. C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo, il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti. Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di euro, il 9% in più rispetto al 2006.La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento, è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia – i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato, superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel 1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale) è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci di più per stare al passo. È una mascalzonata.
Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!
Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapiedi, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria, finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino, posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà? La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti. Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina – e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di Beppe. Buon Natale!
Le liberalizzazioni del Governo
Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria, dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo». «Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulteriori motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano». «Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo, ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori (per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette, che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo abbia mosso un dito.
I consigli interessati delle banche
Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti… Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente». Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fine faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile 2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006. E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare i fallimenti”.
I manovratori dell’Euribor
Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati, l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile, perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano – non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44 banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5 miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari. In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro. SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.
Banche padrone di Bankitalia
La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci. Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La situazione è davvero brutta.
Fuggire dal risparmio “gestito”
La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro: dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6% in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale, solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile, disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi – osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked, My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?
La repubblica delle banche
Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente, o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft, perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete. Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”. Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata, fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione, 13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fiducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento degli inquisiti e dei partiti.
Ribellatevi alla dittatura delle banche
Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino, ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore, raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale. Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!
Beppe Grillo (dalla prefazione)
Luglio 2008
Tratto da: Elio Lannutti (*) - La Repubblica delle Banche. Fatti e misfatti del sistema bancario. Con il concorso del controllore
Per gentile concessione di Macrolibrarsi
* Giornalista ed esperto di questioni economiche, ospite abituale di trasmissioni RAI come Caterpillar e Mi manda Raitre, è il fondatore dell’Adusbef. Da oltre vent’anni si batte senza tregua contro truffe ed abusi ai danni dei cittadini, ed è una delle voci più ascoltate in questo delicato campo della vita civile. Ha già pubblicato diversi saggi sulle questioni bancarie e del risparmio, tra cui Euro, la rapina del secolo (2003) e I furbetti del quartierino (2005), insieme a Michele Gambino.
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