Ricevo e posto:
Di Antonella Russoniello
Sabato 21 a montella ci sarà la presentazione de "Lo cundo de lo cuauaddro janco" che raccoglie alcuni scritti di Carmine Palatucci.ne scrivo su buongiorno irpinia, qui approfitto per ricordare l'occasione in cui conobbi carmine e la bellissima figlia filomena, eravamo tutti ospiti di amici a s. maria di castellabate diversi anni fa.carmine imbracciava spesso e volentieri la chitarra e creava una sarabanda di suoni e canti che pareva impossibile fosse creata da una persona sola.ci incantava con i suoi racconti sui briganti e ci insegnava a guardare l'irpinia in modo diverso, come quel tesoro naturale che può essere se solo uno se la va a cercare.ricordo il suo sguardo tenero e sempre attento su filomena che guardava pieno di orgoglio per una bellezza già evidente, anche se ancora non completamente sbocciata.ricordo poi l'incredulità nel vederlo disteso sul letto per l'ultimo saluto, ricordo i tanti che andavano e venivano nella sua casa a montella, tanti giovani, tanti.tutti quelli con cui aveva suonato, quelli per i quali quest'uomo libero ed indomito era diventato un mito, qualcuno a cui desiderare di somigliare.si perchè la libertà interiore è la merce più rara da trovare e a noi, polli di batteria, vedere quell'aquila faceva impressione davvero.uno si ritrovava a muovere le alucce atrofizzate e a ricordarsi a cosa serve un paio d'ali, a pensare che la logica imposta del "produci, consuma, crepa" è del tutto insensata.credo, però, che negli occhi di tutti non sia rimasta l'immagine di un uomo vinto, ma la certezza che quei cieli che amava scrutare e quelle valli che conosceva a menadito ora siano per lui lo scenario dove volare, libero dall'intralcio del corpo, come una grande aquila reale.ci ritroveremo prima o poi in quel cielo e mi sa mi sa che anche tra le nuvole sarà ancora "Tiemp'è'briganti".
sabato 21 giugno 2008
Un ricordo di Carmine Palatucci sabato 21 su Buongiorno Irpinia
Ricevo e posto:
Di Antonella Russoniello
Sabato 21 a montella ci sarà la presentazione de "Lo cundo de lo cuauaddro janco" che raccoglie alcuni scritti di Carmine Palatucci.ne scrivo su buongiorno irpinia, qui approfitto per ricordare l'occasione in cui conobbi carmine e la bellissima figlia filomena, eravamo tutti ospiti di amici a s. maria di castellabate diversi anni fa.carmine imbracciava spesso e volentieri la chitarra e creava una sarabanda di suoni e canti che pareva impossibile fosse creata da una persona sola.ci incantava con i suoi racconti sui briganti e ci insegnava a guardare l'irpinia in modo diverso, come quel tesoro naturale che può essere se solo uno se la va a cercare.ricordo il suo sguardo tenero e sempre attento su filomena che guardava pieno di orgoglio per una bellezza già evidente, anche se ancora non completamente sbocciata.ricordo poi l'incredulità nel vederlo disteso sul letto per l'ultimo saluto, ricordo i tanti che andavano e venivano nella sua casa a montella, tanti giovani, tanti.tutti quelli con cui aveva suonato, quelli per i quali quest'uomo libero ed indomito era diventato un mito, qualcuno a cui desiderare di somigliare.si perchè la libertà interiore è la merce più rara da trovare e a noi, polli di batteria, vedere quell'aquila faceva impressione davvero.uno si ritrovava a muovere le alucce atrofizzate e a ricordarsi a cosa serve un paio d'ali, a pensare che la logica imposta del "produci, consuma, crepa" è del tutto insensata.credo, però, che negli occhi di tutti non sia rimasta l'immagine di un uomo vinto, ma la certezza che quei cieli che amava scrutare e quelle valli che conosceva a menadito ora siano per lui lo scenario dove volare, libero dall'intralcio del corpo, come una grande aquila reale.ci ritroveremo prima o poi in quel cielo e mi sa mi sa che anche tra le nuvole sarà ancora "Tiemp'è'briganti".
Leggi tutto »
Di Antonella Russoniello
Sabato 21 a montella ci sarà la presentazione de "Lo cundo de lo cuauaddro janco" che raccoglie alcuni scritti di Carmine Palatucci.ne scrivo su buongiorno irpinia, qui approfitto per ricordare l'occasione in cui conobbi carmine e la bellissima figlia filomena, eravamo tutti ospiti di amici a s. maria di castellabate diversi anni fa.carmine imbracciava spesso e volentieri la chitarra e creava una sarabanda di suoni e canti che pareva impossibile fosse creata da una persona sola.ci incantava con i suoi racconti sui briganti e ci insegnava a guardare l'irpinia in modo diverso, come quel tesoro naturale che può essere se solo uno se la va a cercare.ricordo il suo sguardo tenero e sempre attento su filomena che guardava pieno di orgoglio per una bellezza già evidente, anche se ancora non completamente sbocciata.ricordo poi l'incredulità nel vederlo disteso sul letto per l'ultimo saluto, ricordo i tanti che andavano e venivano nella sua casa a montella, tanti giovani, tanti.tutti quelli con cui aveva suonato, quelli per i quali quest'uomo libero ed indomito era diventato un mito, qualcuno a cui desiderare di somigliare.si perchè la libertà interiore è la merce più rara da trovare e a noi, polli di batteria, vedere quell'aquila faceva impressione davvero.uno si ritrovava a muovere le alucce atrofizzate e a ricordarsi a cosa serve un paio d'ali, a pensare che la logica imposta del "produci, consuma, crepa" è del tutto insensata.credo, però, che negli occhi di tutti non sia rimasta l'immagine di un uomo vinto, ma la certezza che quei cieli che amava scrutare e quelle valli che conosceva a menadito ora siano per lui lo scenario dove volare, libero dall'intralcio del corpo, come una grande aquila reale.ci ritroveremo prima o poi in quel cielo e mi sa mi sa che anche tra le nuvole sarà ancora "Tiemp'è'briganti".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento