Il tavolo tecnico non c’è mai stato». Il professore Franco Ortolani, geologo, racconta i retroscena di un incontro mancato: «La struttura commissariale ha capito subito che un confronto sui dati li avrebbe visti perdenti. Così solo una volta abbiamo ragionato sui risultati, non completi, delle analisi». Domenica scorsa Bertolaso ha convocato direttamente gli amministratori per annunciare che la discarica a Chiaiano si farà. «In sostanza una decisione politica» è il commento di Ortolani che aggiunge «se mi invitano alla riunione dove annunciano la fase di progettazione del sito, andrò a sentire come giustificano i milioni di euro che ci vorranno per realizzare lo sversatoio». L’interrogativo che gira è perché proprio nella selva di Chiaiano: «Il governo aveva comunicato che erano allo studio 10 siti racconta il professor de Medici e cioè Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimonte, 2 a Terzigno che, con questo, fanno 5. ‘E gli altri”, ho chiesto a Bertolaso ma non ho ricevuto risposta». Poi il governo ha annunciato la chiusura dei parchi e a molti è parso di vedere il ciclo del cemento che si rimette in moto. Il sottosegretario ai rifiuti ribatte che la discarica si può fare perché i problemi di viabilità sono superabili e, sul fronte salute, basta inviare in cava solo immondizia urbana non pericolosa. Il geologo insiste: «Ci siamo trovati come controparte la Tecno In di Milano, società incaricata di fare i rilievi dall’Arpac, e la loro elaborazione delle analisi lascia molto a desiderare, per così dire. A parte il fatto che stiamo ancora aspettando gli esiti degli esami, indispensabili per dare un parere che abbia senso». Intanto, di certo c’è solo che, a norma di legge, per essere idoneo a ospitare una discarica, il sito deve essere stabile, il suolo impermeabile, lontano da falde acquifere e coltivazioni di pregio, ospedali e centri abitati, facilmente raggiungibile dai mezzi. «A Chiaiano non c’è nemmeno una di queste condizioni» commenta Ortolani. Che la zona sia densamente abitata e vicina ai principali ospedali della regione lo sanno tutti, che ci siano le coltivazioni doc anche e allora ragioniamo sul resto: «Le cave adiacenti sono già crollate, la stratigrafia delle pareti mostra chiaramente lastroni ditufo in condizione alterate dalla massiccia attività estrattiva subita, predisposti allo scivolamento. I più grossisono puntellati da cunei ma tutta la zona è molto instabile anche perché,con le piogge, l’acqua dilava attraverso le cave e finisce nella falda sottostante. Addirittura le carte che ci avevano mostrato indicavano carotaggi a 60 metri quando tutta la letteratura indicava la presenza della acque a 160».Dal commissariato sono convinti di poter effettuare l’impermeabilizzazione «ma sono sfortunati - commenta il geologo - perché a giugno è caduta molta pioggia e si è visto che il terreno l’ha assorbita tutta, non c’è nessuna fascia di terreno argilloso o altro che la blocchi in tutta la zona. In queste con-dizioni, bastano 15/30 giorni al percolato per arrivare in falda».
Qui trovate l’audio del consiglio comunale di Marano tenutosi ieri.
Adriana Pollice (Il Manifesto 24.06.08)
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